Cenni storici: |
Alife, cittadina ubicata
nell'ampia valle del Volturno, conserva ancora inalterato l'impianto
urbanistico dell'antica città romana. La sua origine sembrerebbe
osco-sannitica, come dimostra il fatto che Plinio il Vecchio elenca gli
Alifani fra le popolazioni discendenti dagli Osci. La città sembra che in
origine fosse chiamata "Allibo" (nel significato di "olio" per la presenza
dei numerosi uliveti che ancora oggi ne caratterizzano il paesaggio) e,
intorno al 380-350 a.C., sembra che coniasse moneta propria (due esemplari
sono conservati nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli), sebbene gli
studiosi non siano concordi su tale tesi.
Nel 326 a.C. la città venne conquistata e distrutta dai Romani. Sullo stesso
luogo venne poi eretta un nuovo centro, "Allifae", nominato municipio "sine
suffragium" (senza diritto di voto) nel 307 a.C. e poi successivamente
cittadina romana a tutti gli effetti. Centro popoloso e fiorente per
l'agricoltura, la pastorizia ed il commercio, venne poi distrutto nel IX
secolo dai Saraceni e ripopolato in età moderna. |
Illustrazione del sito: |
- Dell'antica città sannitica rimangono
soltanto alcune tombe portate alla luce nella necropoli in località Conca
d'Oro.
- Dell'età romana resta, invece,
praticamente intatta la struttura urbanistica ad impianto ortogonale
racchiusa da possenti mura a pianta rettangolare (m. 540 x 405). Quelle
attualmente visibili risalgono al I sec. a.C. nella loro parte inferiore
in opera incerta di calcare, ed al periodo medioevale (forse longobardo o
angioino) nella loro parte superiore. L'altezza attuale è di circa 7
metri, ma occorre tener presente che altri 2 metri sono interrati. Su
ciascuno dei quattro lati presentano una porta (Porta Napoli, Porta
Piedimonte, Porta Roma, Porta Volturno), nonché alcune postierle. Ciascuna
porta era sormontata da bastioni quadrati in buona parte distrutti, mentre
lungo le mura erano mezze torrette quadrate o circolari. All'interno della
città le strade erano organizzate in maniera ortogonale. La via principale
che univa Porta Napoli a Porta Roma era chiamata Decumano Massimo, mentre
quella che univa le altre due porte era denominata Cardine Massimo.
- Provenendo da Caserta, si accede alla
città da Porta Napoli, immettendosi sulla strada che ricalca l'antico
Decumano Massimo, attuale Via Roma. Sul lato destro è possibile
raggiungere in Via Criptoportico, l'accesso ai resti del Criptoportico,
costruito in opera incerta con pianta su tre bracci rettangolari
collegati. Lo spazio interno è suddiviso in due navate da una fila di 31
pilastri che sorreggono volte semiogivali. Probabilmente la costruzione
aveva funzione di sostegno di un edificio soprastante.
- Tornati sul Decumano, all'altezza
dell'Ufficio Postale centrale, è possibile scorgere i resti, di recente
portati alla luce, di alcune "tabernae" che si affacciavano sull'area del
foro, corrispondente all'attuale Piazza O. Michi. In detta piazza il
Decumano Massimo incrociava il Cardine principale. Seguendo la strada a
destra si giunge a Porta Piedimonte, meno interrata rispetto alle altre,
che mostra bei piedritti e, sul fianco, una torre quadrata.
- Ritornati in Piazza Michi, si
prosegue dritto giungendo a Piazza Vescovado dove si affaccia la
Cattedrale dell'Assunta. Nella facciata sono due epigrafi, una delle quali
ricorda M. GRANIO.M F URBANO, esponente di una ricca famiglia alifana. La
cripta della chiesa sorge su un'aula termale romana della quale si osserva
parte del pavimento con le tipiche "suspensurae".
- Usciti dalla chiesa, poco oltre sono
i resti del teatro risalente all'età sillana e successivamente restaurato
nel corso del I secolo d.C.
- Proseguendo oltre, si raggiunge Porta
Roma, sorretta da grandi piedritti nei quali si osservano gli incassi per
le saracinesche. Da questo punto si possono seguire le mura verso
sinistra, raggiungendo l'ultima porta, Porta Volturno, nella quale è
possibile ammirare un fregio d'armi reimpiegato e proveniente da qualche
monumento funerario.
- Appena fuori Porta Napoli, in
direzione Caserta, si può osservare l'area occupata dall'anfiteatro della
città romana che è ancora del tutto da scavare (si scorge soltanto qualche
rialzo sul terreno) e che è stato individuato di recente grazie a riprese
aeree. Tale monumento era conosciuto da due epigrafi rinvenute in città
che narravano di giochi gladiatori e di caccia alle belve, giochi svolti
generalmente nell'anfiteatro. Da altre fonti sappiamo anche dell'esistenza
di un circo, non ancora individuato, ma che si suppone ubicato in questa
stessa area.
- Continuando sulla stessa strada,
nella Piazza della Liberazione è un mausoleo sepolcrale romano attribuito
alla famiglia degli Acili Glabrioni, trasformato nel corso del Duecento in
chiesa di S. Giovanni Gerosolimitano e poi in chiesa ai Caduti (1924).
Diversi restauri negli anni trenta, ad opera del Maiuri, ne hanno
recuperato buona parte dell'antica struttura, risalente al I secolo d.C.
L'interno è a pianta circolare con otto nicchie rettangolari alle pareti.
Lo strato di interro di circa un metro non consente di godere appieno del
senso originario dello spazio interno, concepito come una sfera perfetta
di circa 9 metri di diametro.
- Nella vicina villa comunale sono
esposti cippi funerari e resti di un impluvio di una domus romana.
- Di fronte all'angolo orientale delle
mure è il cosiddetto "Parco delle Pietre", dove sono sistemati sarcofagi e
cippi funerari.
- Seguendo la strada per Prata si
giunge alla chiesetta della Madonna delle Grazie, costruita su un mausoleo
funerario a base circolare.
- Proseguendo, poco lontano, è un altro
mausoleo romano denominato "Il torrione". Vi si riconosce un basamento
quadrato alto 1,5 metri su di uno zoccolo a gradini, il tutto sormontato
da un corpo cilindrico alto circa 8 metri.
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