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Comune: ATRIPALDA (Av)
Sito archeologico: Scavi della città di Abellinum
Ubicazione: Via Cesinali
Ente di riferimento: Soprintendenza Archeologica di Avellino (Via Ciccarelli n. 5 - tel.0825781862)
Modalità di visita: Gli scavi sono aperti tutti i giorni dalle 9 ad un'ora prima del tramonto con ingresso gratuito - l'area di necropoli non è visitabile - i resti degli acquedotti sono parzialmente visibili nelle località citate nel testo
Cenni storici: L’attuale nucleo urbano è in parte edificato sui resti dell’Abellinum vetus e del suo immediato suburbio, in una zona frequentata sin dalla tarda età del bronzo (XIII-X sec. a.C.), come sembrano dimostrare alcuni reperti archeologici riferibili ad un insediamento capannicolo della Civiltà Appenninica. Su questo villaggio all’aperto, situato sulla riva sinistra del fiume Sabato, venne progressivamente formandosi in età sannitica (V-III sec. a.C.) un piccolo abitato poi fortificato da un circuito murario in opera quadrata (oppidum Abellinatium) e recentemente localizzato nell’area prossima al settore nord delle mura di età tardo-repubblicana (I sec. a.C.). Durante la guerra sociale (89-88 a.C.) Silla con molta probabilità occupò senza distruzioni o saccheggi il primitivo centro degli Abellinates Protropi deducendovi in seguito alla legge Sempronia una colonia per i suoi veterani (milites lassi). Non è invece documentata con certezza la deduzione di una colonia graccana nel 123 a.C., mentre sicuro è l’invio di altri contingenti coloniali, composti per lo più da ex legionari romani, da parte di Ottaviano Augusto. Dallo stesso imperatore, come è espressamente indicato da Plinio (III, 105), Abellinum fu annessa alla ll Regio, l’Apulia, a cui era già legata economicamente per il grande traffico che si svolgeva sulla via Appia, messa in comunicazione con la città dalla strada che portava ad Aeclanum (odierna Passo di Mirabella). In età imperiale il centro portava il titolo di Colonia Veneria Livia Augusta Alexandriana Abellinatium. Il primo appellativo, Veneria, derivava dalla presenza nel luogo di un santuario e di sacerdotesse legate al culto di Venere. Livia Augusta fu aggiunto in onore alla moglie di Ottaviano, Livia Drusilla, che possedeva gran parte dei territori che si estendevano da Abellinum fino ad Aeclanum. L’appellativo di Alexandriana si ebbe in seguito ad una nuova deduzione coloniale di veterani provenienti dall’Asia Minore voluta fra il 222 ed il 235 d.C. dall’imperatore Alessandro Severo. Nel IV secolo la città era sotto la giurisdizione del Vicarius Urbis Romae ed al V secolo risale la costituzione della Diocesi. Fra i primi vescovi di Abellinum è menzionato Timoteo, che prese parte nel 499 al concilio di papa Simmaco. Il Cristianesimo vi si diffuse a partire dalla seconda metà del III secolo d.C. e la stessa persecuzione di Diocleziano (303-312) provocò, secondo la tradizione, il sacrificio di molti martiri, fra i quali Ippolisto e Modestino, sepolti poi nello specus Martyrum (odierno ipogeo della chiesa di S. Ippolisto), ubicato oltre la riva destra del Sabato, nel luogo ove esisteva precedentemente una estesa necropoli romana. Abellinum andò progressivamente spopolandosi per la profonda crisi economica che la investì fra il III e IV secolo d.C. ed in seguito a terremoti (346 d.C.), eruzioni vulcaniche (476 d.C.) ed all’opera devastatrice compiute dalla guerra combattuta fra i Goti e Bizantini (535-555 d.C.). L’abitato decade fino a scomparire del tutto dopo l’endemica peste del 565 e la conquista longobarda de1571.
Illustrazione del sito: Sull’attuale pianoro della Civita è localizzato il sito dell’antico insediamento dell’Abellinum romana. Indagini archeologiche hanno riscontrato nella stessa zona tracce di frequentazione risalenti già al bronzo medio ed una occupazione più stabile del sito nel IV-III secolo a. C. Una cortina muraria in opus quadratum di questo ultimo periodo, infatti, occupa una fascia immediatamente all’esterno del tratto settentrionale della cinta romana, al margine del fossato antico. Al periodo che precede la costituzione della città in età tardo-repubblicana risalgono pure alcune strutture murarie in opus incertum inglobate nell’edificio termale visibile nell’area forense. Il definitivo assetto urbanistico monumentale del sito si consolida comunque solo con la creazione della colonia di età tardo-repubblicana retta da praetores duoviri, iscritta alla tribù Galeria, successivamente alle vicende della guerra sociale (I sec. a.C.). A questo momento si deve far risalire la costruzione del complesso delle mura, degli edifici pubblici nel foro e di una interessante domus, edificati interamente nel loro primo impianto in opus reticulatum. La cinta muraria Il recinto delle mura della colonia romana di Abellinum delimita l’intera collina della Civita per una lunghezza di circa 2 km racchiudendo la città antica che occupa una superficie di circa 25 ettari. L’impianto originale di età tardo-repubblicana presenta una cortina rettilinea in opus reticulatum, con tufelli piramidali di forma e andamento abbastanza uniforme; internamente sono pilastri rettangolari dalle testate in tufelli a distanza regolare. L’adozione di torri a pianta circolare distribuite lungo il perimetro murario, oltre a garantire sicurezza, doveva anche conferire monumentalità all’opera di fortificazione. Lungo il tratto meridionale, che costeggia la località Cupa della Maddalena, la struttura si presenta piuttosto uniforme, con una tecnica edilizia di restauro (quattro filari di blocchi di tufo intervallati da un filare di laterizi). Al termine di questo tratto vi è una posteruola. Il secondo tratto, arretrato rispetto al primo di tre metri, presenta un arco a sesto ribassato.

Area forense
Ad ovest dell’area destinata alle abitazioni private, oltre un a depressione antica, è ubicato un edificio termale che, presumibilmente, veniva a disporsi parallelamente ad una strada lastricata in direzione est-ovest. Lo scavo ha interessato un ambiente a terrazza, che ha inglobato strutture in opus incertum, precedenti all’assetto successivo del complesso in opus reticulatum di età tardo-repubblicana;in tale contesto è ampiamente documentata la fase risalente ad età tardo-antica ed al momento del parziale abbandono del sito. Gli scavi recenti hanno riportato alla luce resti monumentali risalenti all’ultimo periodo della città, con evidenti tracce di obliterazione della via lastricata, con andamento nord-sud, che attraversava il foro. Questi edifici presentano profondi rifacimenti, probabilmente riferibili ad una diversa destinazione degli ambienti, ed un progressivo scadimento della tecnica costruttiva, già eseguita con materiale di spoglio.

La domus
La domus si caratterizza immediatamente del tipo ad atrio e peristilio con ingresso sul lato sud, prospiciente uno degli assi viari principali. Le sue dimensioni sono di mq. 450 ca., ed il suo orientamento NW-SE risulta perfettamente ortogonale a quello dell’impianto urbano. L’articolazione della pianta è molto chiara e risulta caratterizzata da una ripartizione della spazio interno secondo funzioni ben precise: il lato meridionale preceduto dalla strada è occupato dal vestibolo, individuato ma non rimesso in luce, e dall’atrio tetrastilo, sottoposto a grandi rifacimenti in età tardo-antica. Una seconda zona è destinata a zona di soggiorno e rappresentanza ed è caratterizzata dal tablino e dal peristilio, nonché da tutta una serie di ambienti gravitanti intorno ad essi. Di quelli, in adiacenza al tablino, due cubicula ed un triclinio sono pavimentati in opus signinum con ornamenti in cui sono allettate tesserine marmoree disposte a formare una serie di quadrati, nel nesso dei quali è un frammento di marmo. Dall’ala orientale si accede invece a due ambienti per i quali è presumibile ipotizzare la presenza di una cucina, caratterizzata da un focolare e da un larario servile. Nel grande peristilio con colonne costruite in opus listatum viene situata lungo il limite settentrionale la natatio, con un bordo in grossi blocchi calcarei modanati. Le colonne, ricostruite dai restauri, e rinvenute sul piano di calpestio dello stesso peristilio, terminano con capitelli di calcare di ordine dorico e sono rivestite di stucco rosso nella parte inferiore e, per il resto dell’altezza, ricoperte da stucco bianco con profonde scanalature verticali ad imitazioni delle colonne marmoree. Un oecus, posto lungo il lato orientale del peristilio, con un semplice pavimento in cocciopesto, è affrescato alla maniera del III e del IV stile pompeiano. I triclinia, oltre il peristilio, lungo il limite settentrionale della casa,sfruttando il terrazzamento delle stesse mura urbane, si affacciavano mediante un loggiato sulle stesse, in posizione panoramica. La casa ebbe certamente una storia edilizia lunga, le cui fasi però non possono essere delineate con sicurezza. Un periodo costruttivo anteriore a quello di età tardo-repubblicana sembra rappresentato da un più antico impluvio rivestito in cocciopesto, successivamente interrato, e ricoperto dal pavimento in battuto nell’area delle alae, a sud dell’atrio tetrastilo. Questa presenza indica una fase più antica, ma non possiamo affermare se appartenga ad una strutturazione diversa dello stesso edificio o ad un impianto generale più antico dell’intero abitato. La costruzione della casa, con poche ulteriori modificazioni, assunse nel complesso il suo aspetto definitivo, concepito in maniera unitaria con il sistema assiale: atrio-tablino-peristilio, quale oggi si presenta, ed è riferibile ad un periodo cronologico compreso tra l’ultimo ventennio del I sec. a.C. e l’età flavia. La tecnica costruttiva impiegata uniformemente è l’opus reticulatum. Contrariamente al settore dell’atrio, che ha subito grossi rimaneggiamenti in periodi posteriori, rompendo la destinazione unitaria della domus, quello del peristilio ha conservato sino all’ultima fase il suo allestimento originario. Non mancano però pochi rifacimenti in opus listatum negli ambienti lungo il lato orientale e impieghi di laterizi nelle murature e pareti interamente affrescati con intonaci imitanti rivestimenti marmorei, da riferire alla piena età imperiale, in due ambienti posti nell’angolo nord-orientale.

Necropoli
In via Cesinali (ex cantiere IACP) è localizzato uno dei due grandi nuclei di necropoli dell’Abellinum romana. Le indagini archeologiche compiute in passato hanno portato alla scoperta di monumenti funerari , distrutti quasi del tutto, mentre all’interno di un recinto funerario sono state scoperte due sepolture a cassa di piombo di prima età imperiale. La necropoli copre un arco cronologico compreso tra la fine del I secolo e il IV secolo d.C. e mostra tipologie varie nelle attestazioni, che comprendono inumazioni in tombe alla cappuccina in cassa di tegole, ma anche per bambini in anfore, fino a quelle più tarde in sarcofagi di terracotta, alcuni dei quali decorati in rosso con motivi romboidali. In alcune tombe alla cappuccina è attestato il rito della cremazione del defunto. I corredi comprendono lucerne, ollette e anche balsamari di vetro. In alcuni casi all’interno dell’olletta si è rinvenuta una moneta.

Acquedotto
Scavi nei pressi della cinta muraria dell’antica Abellinum hanno messo in luce cospicui avanzi dell'acquedotto proveniente dalle sorgenti Acquaro del Comune di S. Lucia di Serino che riforniva Abellinum; altri resti ne sono stati rinvenuti a valle del ponte sul Sabato sia riferibili al cunicolo originale con volta a botte, sia con faccia a vista in laterizio accuratamente costruita a grossi contrafforti, risalente al periodo fine I secolo d.C. I ponti canali dell’acquedotto rinvenuti di recente in località Acquachiara del Comune di Atripalda si riferiscono ad un altro acquedotto che aveva andamento est-ovest, trasversale rispetto a quello del Serino, ed utilizzava le sorgenti perenni di Sorbo Serpico, in uso, come le precedenti, ancora oggi. Poco distante, presso il c. d. Palazzo del Principe, in località di Orto dei Preti era situato il perimetro della Piscina Limaria di Abellinum.

Situazione attuale: Gli scavi sono attualmente fermi. Le condizioni generali degli scavi sono discrete, tranne per l'area della necropoli in condizioni precarie.

IMMAGINI DEL SITO

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