Cenni storici: |
La presenza umana nel territorio di Boscoreale risale ad epoca remota. Anche
se rare sono le testimonianze archeologiche relative alle fasi più antiche,
il rinvenimento di sepolture ascrivibili alla cosiddetta "cultura delle
tombe a fossa", nelle contrade Marchesa e Spinelli consente di datare tra il
IX e il VI sec. a.C. i primi probabili insediamenti indigeni. Più numerose e
significative sono invece le testimonianze archeologiche di periodo romano
dal momento che il fertile territorio alle pendici del Vesuvio era
costellato da ville che univano spesso la funzione di azienda agricola a
quella di più o meno lussuosa residenza di campagna del proprietario. Molte
di queste ville furono scavate tra la fine dell'Ottocento e i primi del
Novecento ad opera di privati, spogliate di arredi ed affreschi e di nuovo
reinterrate. Ad esse si aggiungono altri casi, segnalati più recentemente
per casuali rinvenimenti durante lavori edilizi ed agrari e talvolta
sottoposti a campagne di scavo archeologico.
Le ville finora individuate sono circa una trentina, più numerose nell'area
a nord dell'antica Pompei, territorio che dipendeva in gran parte
amministrativamente dal comune di Boscoreale fino al 1928 e in cui gli
studiosi hanno ipotizzato la localizzazione del Pagus Augustus Felix
Suburbanus.
La più famosa delle ville di Boscoreale è senza dubbio la cosiddetta Villa
della Pisanella o Villa del tesoro delle argenterie. Integralmente scavata
tra il 1894 e il 1899 da Vincenzo de Prisco è sita in una proprietà posta
lungo l'attuale via Settetermini, immediatamente a sud-ovest del cavalcavia
della linea ferroviaria circumvesuviana.
Nel sito solo un grande avvallamento e qualche rudere affiorante
testimoniano la presenza dell'antico complesso. La villa, il cui plastico è
esposto insieme ad una scelta di reperti nell'Antiquarium di Boscoreale,
presentava una serie di ambienti signorili, tra cui un piccolo bagno termale
mosaicato, disposti sul lato ovest di un ampio porticato, mentre il settore
rustico, con numerosi ambienti tra cui due torcularia (torchi vinari)
gravitava attorno ad una grande cella vinaria con 84 dolii fittili
interrati, destinati alla conservazione del vino (72 dolii per un totale di
93.800 litri), olio e granaglie. Nella villa, attribuita da alcuni studiosi
al banchiere pompeiano Lucius Caecilius Jucundus, si rinvenne in un vano
sotterraneo del torcular, celato dagli antichi proprietari, un ricchissimo
tesoro composto da ben 109 pezzi di argenteria, in gran parte conservato al
museo del Louvre, oltre a monili e monete.
Un'altra villa di particolare rilevanza è quella attribuita a Publius
Fannius Synistor, posta in luce tra il 1899 e il 1900 in contrada Grotta nel
fondo Vona. Le preziose pitture, ascrivibili al II stile e di notevole
valore storico-artistico, staccate e vendute dai privati, sono attualmente
esposte nei musei di Napoli, Parigi, New York ed altri.
In parte ancora visibile è la villa attribuita a Numerius Popidius Florus,
scavata nel 1906 nel fondo Zurlo Pulzella, ora proprietà Faraone Mennella,
mentre nessuna struttura archeologica è visibile dei numerosi edifici romani
che sono stati scavati o sondati nel centro urbano di Boscoreale, tra cui si
segnala, a solo titolo di esempio, la villa rustica attribuita a Marcus
Livius Marcellus, rinvenuta nel 1928 in proprietà Greco Uliano in via Vitt.
Emanuele.
Più recente il rinvenimento, avvenuto nel dicembre 1977, di una villa
rustica in località Villa Regina, integralmente scavata tra il 1978 e il
1980 e completamente ristrutturata, che ci regala un tangibile esempio di
azienda agricola di epoca romana.
Per un altro insediamento rustico, individuato lungo la via Casone Grotta in
proprietà Risi-Di Prisco nel 1986, si attendono i fondi per la continuazione
delle operazioni di scavo.
Recentissimo è invece il rinvenimento, avvenuto nella primavera 1993, di un
altro complesso rustico in località Cangiani, all'estremità orientale del
territorio di Boscoreale. Oltre alle ville rustiche che caratterizzavano
così significativamente il territorio vesuviano di età romana, sono da sotto
lineare i rinvenimenti di tracce di un antico basolato stradale in via S.
Ten. E. Cirillo, di una supposta fabbrica di tegole in località Pellegrini,
di sepolcreti privati quali quello della gens Arria, rinvenuto nella
contrada Passanti, dati che com-pletano il quadro delle testimonianze
d'insediamenti romani anteriori al 79 d.C., quando l'eruzione del Vesuvio
distrusse ogni cosa, ricoprendo con metri di cenere e lapillo l'intero
territorio, modificando del tutto l'assetto dei luoghi.
Ma, come dimostrano i reperti tardoromani e paleocristiani rinvenuti in
località Pisanella, Capogrossi e Villa Regina e soprattutto le tracce di un
edificio termale decorato da un mosaico con Venere e tritoni databile al IV
secolo d.C., rinvenuto in proprietà De Vivo da Ferruccio De Prisco nel 1901,
gli abitanti ritornarono a popolare il territorio di Boscoreale, garantendo
quella continuità di vita che attraverso i vari periodi storici ci ha
condotto al presente. |
Illustrazione del sito: |
Si tratta di un
edificio di modeste dimensioni risalente al I sec.d..C. Le strutture si
trovano ad una profondità di circa 6 metri sotto il livello stradale, come
accade anche a Pompei. La villa è composta da 13 ambienti. Dall'ingresso,
dove sono stati tratti i calchi delle ante del portone, si entra nel cortile
interno. Su di esso si aprono numerosi locali. Uno di essi (torcularium)
ospitava il torchio per la produzione di vino, simile a quello rinvenuto
nella Villa dei Misteri a Pompei. Intorno alla pressa vinaria è il
calcatorium, sul quale si schiacciava l'uva con i piedi. Di fronte era la
cella vinaria comprendente 18 dolia sotterrati per una capacità complessiva
di circa 10000 litri (su uno di essi è un graffito in osco). Ognuno di
questi recipienti era poi coperto con un duplice coperchio, il più esterno
dei quali (tectorium) riparava il contenuto dal sole. Uno dei dolia presenta
il marchio di fabbrica M(ARCI) PACCI SEC(UNDI) attestante la fabbricazione
nell'area al confine tra Campania e Lazio.
Intorno al cortile sono, infine, il triclinio, unica stanza decorata con
pitture del IV stile, e l'ambiente magazzino, nel quale era allestito un
cucinino, essendo la cucina principale in restauro all'atto dell'eruzione
del 79 d.C.
Da notare, il graffito di una nave su una colonna del porticato e,
all'esterno della villa, i calchi delle radici del vigneto, di tronchi di
piante, delle ruote del carro e di un maialino.
Complessivamente si tratta di una villa povera, senza alcuna separazione tra
zona padronale e servile. Il tutto al servizio di un piccolo fondo dove
hanno vissuto e lavorato una decina di persone, forse appartenenti allo
stesso nucleo familiare. |