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SCHEDA INFORMATIVA A CURA DI ARCHEMAIL

Comune: BOSCOREALE (Na)
Sito archeologico: Villa romana (Villa Regina)
Ubicazione: Via Settetermini 15 (località Villa Regina) c/o Antiquarium - tel. 0815368796
Ente di riferimento: Soprintendenza Archeologica di Pompei (tel.0818575111)
Modalità di visita: La villa è visibile insieme all'Antiquarium Nazionale tutti i giorni dalle 9 ad un'ora prima del tramonto
Cenni storici:

La presenza umana nel territorio di Boscoreale risale ad epoca remota. Anche se rare sono le testimonianze archeologiche relative alle fasi più antiche, il rinvenimento di sepolture ascrivibili alla cosiddetta "cultura delle tombe a fossa", nelle contrade Marchesa e Spinelli consente di datare tra il IX e il VI sec. a.C. i primi probabili insediamenti indigeni. Più numerose e significative sono invece le testimonianze archeologiche di periodo romano dal momento che il fertile territorio alle pendici del Vesuvio era costellato da ville che univano spesso la funzione di azienda agricola a quella di più o meno lussuosa residenza di campagna del proprietario. Molte di queste ville furono scavate tra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento ad opera di privati, spogliate di arredi ed affreschi e di nuovo reinterrate. Ad esse si aggiungono altri casi, segnalati più recentemente per casuali rinvenimenti durante lavori edilizi ed agrari e talvolta sottoposti a campagne di scavo archeologico.
Le ville finora individuate sono circa una trentina, più numerose nell'area a nord dell'antica Pompei, territorio che dipendeva in gran parte amministrativamente dal comune di Boscoreale fino al 1928 e in cui gli studiosi hanno ipotizzato la localizzazione del Pagus Augustus Felix Suburbanus.
La più famosa delle ville di Boscoreale è senza dubbio la cosiddetta Villa della Pisanella o Villa del tesoro delle argenterie. Integralmente scavata tra il 1894 e il 1899 da Vincenzo de Prisco è sita in una proprietà posta lungo l'attuale via Settetermini, immediatamente a sud-ovest del cavalcavia della linea ferroviaria circumvesuviana.
Nel sito solo un grande avvallamento e qualche rudere affiorante testimoniano la presenza dell'antico complesso. La villa, il cui plastico è esposto insieme ad una scelta di reperti nell'Antiquarium di Boscoreale, presentava una serie di ambienti signorili, tra cui un piccolo bagno termale mosaicato, disposti sul lato ovest di un ampio porticato, mentre il settore rustico, con numerosi ambienti tra cui due torcularia (torchi vinari) gravitava attorno ad una grande cella vinaria con 84 dolii fittili interrati, destinati alla conservazione del vino (72 dolii per un totale di 93.800 litri), olio e granaglie. Nella villa, attribuita da alcuni studiosi al banchiere pompeiano Lucius Caecilius Jucundus, si rinvenne in un vano sotterraneo del torcular, celato dagli antichi proprietari, un ricchissimo tesoro composto da ben 109 pezzi di argenteria, in gran parte conservato al museo del Louvre, oltre a monili e monete.
Un'altra villa di particolare rilevanza è quella attribuita a Publius Fannius Synistor, posta in luce tra il 1899 e il 1900 in contrada Grotta nel fondo Vona. Le preziose pitture, ascrivibili al II stile e di notevole valore storico-artistico, staccate e vendute dai privati, sono attualmente esposte nei musei di Napoli, Parigi, New York ed altri.
In parte ancora visibile è la villa attribuita a Numerius Popidius Florus, scavata nel 1906 nel fondo Zurlo Pulzella, ora proprietà Faraone Mennella, mentre nessuna struttura archeologica è visibile dei numerosi edifici romani che sono stati scavati o sondati nel centro urbano di Boscoreale, tra cui si segnala, a solo titolo di esempio, la villa rustica attribuita a Marcus Livius Marcellus, rinvenuta nel 1928 in proprietà Greco Uliano in via Vitt. Emanuele.
Più recente il rinvenimento, avvenuto nel dicembre 1977, di una villa rustica in località Villa Regina, integralmente scavata tra il 1978 e il 1980 e completamente ristrutturata, che ci regala un tangibile esempio di azienda agricola di epoca romana.
Per un altro insediamento rustico, individuato lungo la via Casone Grotta in proprietà Risi-Di Prisco nel 1986, si attendono i fondi per la continuazione delle operazioni di scavo.
Recentissimo è invece il rinvenimento, avvenuto nella primavera 1993, di un altro complesso rustico in località Cangiani, all'estremità orientale del territorio di Boscoreale. Oltre alle ville rustiche che caratterizzavano così significativamente il territorio vesuviano di età romana, sono da sotto lineare i rinvenimenti di tracce di un antico basolato stradale in via S. Ten. E. Cirillo, di una supposta fabbrica di tegole in località Pellegrini, di sepolcreti privati quali quello della gens Arria, rinvenuto nella contrada Passanti, dati che com-pletano il quadro delle testimonianze d'insediamenti romani anteriori al 79 d.C., quando l'eruzione del Vesuvio distrusse ogni cosa, ricoprendo con metri di cenere e lapillo l'intero territorio, modificando del tutto l'assetto dei luoghi.
Ma, come dimostrano i reperti tardoromani e paleocristiani rinvenuti in località Pisanella, Capogrossi e Villa Regina e soprattutto le tracce di un edificio termale decorato da un mosaico con Venere e tritoni databile al IV secolo d.C., rinvenuto in proprietà De Vivo da Ferruccio De Prisco nel 1901, gli abitanti ritornarono a popolare il territorio di Boscoreale, garantendo quella continuità di vita che attraverso i vari periodi storici ci ha condotto al presente.

Illustrazione del sito: Si tratta di un edificio di modeste dimensioni risalente al I sec.d..C. Le strutture si trovano ad una profondità di circa 6 metri sotto il livello stradale, come accade anche a Pompei. La villa è composta da 13 ambienti. Dall'ingresso, dove sono stati tratti i calchi delle ante del portone, si entra nel cortile interno. Su di esso si aprono numerosi locali. Uno di essi (torcularium) ospitava il torchio per la produzione di vino, simile a quello rinvenuto nella Villa dei Misteri a Pompei. Intorno alla pressa vinaria è il calcatorium, sul quale si schiacciava l'uva con i piedi. Di fronte era la cella vinaria comprendente 18 dolia sotterrati per una capacità complessiva di circa 10000 litri (su uno di essi è un graffito in osco). Ognuno di questi recipienti era poi coperto con un duplice coperchio, il più esterno dei quali (tectorium) riparava il contenuto dal sole. Uno dei dolia presenta il marchio di fabbrica M(ARCI) PACCI SEC(UNDI) attestante la fabbricazione nell'area al confine tra Campania e Lazio.
Intorno al cortile sono, infine, il triclinio, unica stanza decorata con pitture del IV stile, e l'ambiente magazzino, nel quale era allestito un cucinino, essendo la cucina principale in restauro all'atto dell'eruzione del 79 d.C.
Da notare, il graffito di una nave su una colonna del porticato e, all'esterno della villa, i calchi delle radici del vigneto, di tronchi di piante, delle ruote del carro e di un maialino.
Complessivamente si tratta di una villa povera, senza alcuna separazione tra zona padronale e servile. Il tutto al servizio di un piccolo fondo dove hanno vissuto e lavorato una decina di persone, forse appartenenti allo stesso nucleo familiare.
Situazione attuale: Buona

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