Cenni storici: |
La presenza umana
sull’isola è attestata fin dal Paleolitico inferiore (circa 400.000 anni
fa). Lo scavo avvenuto nel 1905 nella valletta adiacente l’hotel Quisisana
riportò alla luce manufatti in pietra e resti di fauna continentale (tra cui
l’elephas antiquus) che sono testimoni di un’età in cui Capri era legata
alla penisola sorrentina. Capri acquista definitivamente la conformazione di
un’isola intorno a 10.000 anni fa. Si crearono le condizioni per lo sviluppo
della storia di un’isola che, situata a circa 5 chilometri dalla punta
Campanella, si trova in posizione strategica all’entrata meridionale del
golfo di Napoli. Il periodo della storia di Capri che va dal IV millennio
circa fino all’VIII secolo a.C., cioè dal Neolitico fino al periodo in cui
coloni greci fondarono Cuma (metà VIII secolo a.C.), rivela come l’isola
facesse parte di un sistema di comunicazione marittima piuttosto esteso.
Infatti gli scavi della Grotta delle Felci hanno riportato alla luce
materiale ceramico di importazione e il ritrovamento frequente
dell’ossidiana, un vetro vulcanico assente a Capri, isola non vulcanica,
attesta fin dal IV millennio a.C. una rete di collegamenti con l’arcipelago
pontino e con le isole Eolie. È molto difficile stabilire quale fosse il
livello di vita della comunità indigena che abitava l’isola prima della
fondazione della colonia greca di Cuma. Mancano al riguardo notizie e
testimonianze archeologiche che mettano in luce il ruolo della comunità
italica, prima e dopo l’arrivo dei Greci. L’isola di Capri dovette essere
raggiunta dalle correnti di traffico commerciale (greche, egee, orientali)
che precedettero e accompagnarono la nascita e l’affermazione della colonia
greca di Cuma. Ma, mentre per Ischia la documentazione archeologica fa luce
su queste correnti «pre-coloniali», poco o nulla si conosce per l’isola di
Capri. Questa dovette essere occupata nel VII secolo a.C. dai Greci di Cuma
all’interno di un’operazione mirata al controllo dei traffici nel golfo di
Napoli e che vide l’occupazione di Ischia e della punta Campanella nonché la
nascita di insediamenti come Partenope e la futura Pozzuoli.
Entrata nella sfera d’influenza cumana a partire dal VII secolo a.C.,
l’isola, che continuò a portare un nome di origine italica, vide
gradualmente affermarsi coloni greci a fianco della comunità indigena.
Lo storico Strabone parla dell’antica esistenza di due cittadine ridotte
successivamente a una. Il ruolo e la funzione della comunità greca di Capri
sono probabilmente riflessi in un mito, narrato da Virgilio, secondo cui
l’isola fu anticamente abitata dai Teleboi, un mitico popolo di pirati
proveniente dalla Grecia. L’utilizzo da parte dei coloni di Cuma di
flottiglie piratiche per il controllo dei passaggi marittimi favorisce
l’ipotesi secondo cui la funzione specifica della presenza greca sull’isola
fosse quella di controllare i traffici marittimi del Golfo per conto della
città di Cuma. L’isola a partire dal V secolo a.C. uscì dalla sfera di
interesse cumano per entrare a pieno titolo sotto la giurisdizione della
città greca di Neapolis, la futura Napoli fin quando non si registrò un
evento epocale: l’arrivo di Ottaviano, il futuro imperatore Augusto.
Strabone racconta che negli anni successivi alla battaglia di Azio (31 a.C.)
Ottaviano, particolarmente colpito dall’isola, la ridusse a sua proprietà
privata, dando in cambio ai Neapolitani l’isola di Ischia e avviando sul
territorio una massiccia attività edilizia. L’isola rimase meta privilegiata
dell’imperatore fino alla sua morte, avvenuta nel 14 d.C., ma non divenne
mai sua sede stabile. Ridotta a proprietà privata della famiglia imperiale,
l’isola assisté a una trasformazione del suo tessuto sociale ed economico:
le iscrizioni antiche ritrovate mostrano la rilevante presenza di liberti e
funzionari al seguito dell’imperatore. Tuttavia alle trasformazioni sociali
ed economiche non si accompagnarono cambiamenti sotto il profilo culturale:
molte delle iscrizioni dimostrano che la lingua greca continuò a essere
usata fino al IV secolo d.C. Diversamente da Augusto, il suo successore,
Tiberio, rese l’isola di Capri sua sede stabile nel decennio compreso tra il
27 e il 37 d.C., anno della sua morte avvenuta a Miseno. Nella creazione di
un racconto che insiste sulle crudeltà e sulle turpitudini di Tiberio a
Capri e che tanta fortuna ha avuto nell’immaginario turistico a partire
dall’Ottocento non si può fare a meno di vedere la mano di gruppi avversi a
Tiberio (particolarmente l’aristocrazia senatoria) che, contrari alla sua
scelta del ritiro a Capri, inventarono episodi di crudeltà e lascivia,
amplificarono e lessero tendenziosamente notizie provenienti da Capri, dando
così vita a un noto e fortunato «romanzo nero» dell’antichità. La scelta di
ritirarsi sull’isola evidentemente coincise con una nuova politica di
Tiberio che, mirando a una forma assolutistica di potere, interruppe la
politica di collaborazione con il senato elevando Capri a nuova capitale
dell’impero. Lo storico Tacito, avverso a Tiberio, legge tendenziosamente
l’episodio attribuendo il ritiro a Capri al bisogno di dar sfogo ai vizi
sapientemente celati a Roma. Tiberio, in chiara rottura con la politica
romana, si attorniò sull’isola di filosofi greci e astrologi babilonesi (fu
presente sull’isola uno dei più noti astrologi dell’antichità, Trasillo di
Alessandria), continuò la politica edilizia inaugurata da Augusto (Tacito
gli attribuisce la costruzione di dodici imponenti ville) e provvide a
impiantare in varie grotte dell’isola ninfei che Svetonio maliziosamente
considera come i luoghi della lussuria tiberiana. Con la morte di
Tiberio (37 d.C.) cala l’interesse degli storici antichi per Capri che
continua tuttavia a essere per tutto il I secolo d.C. sede di imponenti
ville aristocratiche. È a partire dal II secolo d.C. che le notizie
diventano rarefatte. L’imperatore Commodo vi relega in esilio nel 182 d.C.
la moglie Crispina e la sorella Lucilla. Si apre col III secolo d.C. un
periodo oscuro della storia di Capri, caratterizzato da un sensibile
abbassamento del livello di vita della comunità isolana ma anche da notevoli
trasformazioni sociali e culturali, prima fra tutte quella che seguì la
lenta affermazione del Cristianesimo sull’isola. |