Cenni storici: |
Antichissime sono le
origini di Conza della Campania, cittadina abbandonata quasi completamente a
seguito del sisma del 1980. Gli scavi condotti a partire dalla seconda metà
degli anni '80 hanno portato alla luce reperti e strutture di grossa
importanza, tanto che si è progettato di farne un grosso parco archeologico.
Purtroppo da qualche anno i lavori si sono fermati e, con essi, anche le
tante scoperte.
I primi risultati degli studi condotti non hanno chiarito le origini della
città: alcuni studiosi la considerano greca ("Kompsa" nel significato di
elegante, graziosa, arguta), altri osca (chiamata "Comesa"). Il rinvenimento
di un pavimento a mosaico italico (sotterranei di Casa Scanzano) e di una
notevole necropoli del VII secolo a.C. (località San Cataldo) farebbe
propendere per l'ipotesi osca.
Di sicuro ebbe grande importanza già all'epoca delle guerre puniche, quando
Conza era una fiorente colonia. La sua posizione a cavallo degli Appennini,
fra i fiumi Ofanto e Sele, ne fecero un centro strategico di primaria
importanza anche nei secoli successivi.
Nel 216 a.C., a seguito della sconfitta romana a Canne, la città aprì le sue
porte ad Annibale. Due anni dopo i Romani, guidati dal console Quinto Fabio
Massimo, detto il Temporeggiatore, si riappropriarono dell'abitato.
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Illustrazione del sito: |
Al di sotto
della piazzetta antistante la cattedrale di Santa Maria Assunta, gli scavi
hanno portato alla luce una parte dell foro della città romana, a due
livelli pavimentali: il più antico è in "opus spicatum" (a spina di pesce),
davanti al quale è un canale di scolo per le acque piovane in grossi blocchi
calcarei; in sezione è riconoscibile l'altro pavimento in "opus tessellatum"
e cocciopesto. Sul foro affaccia il podio sagomato ingrossi blocchi di
calcare di un edificio, forse un tempio o comunque un complesso pubblico.
Alla base del campanile, altri scavi hanno messo in luce una stele funeraria
dei primi anni del cristianesimo, finemente lavorata, a testimonianza della
raffinatezza scultorea dell'epoca nell'arte a carattere religioso.
Altre strutture sono venute alla luce nel resto della città, sotto le
fondamenta degli edifici crollati con il sisma. In via Forno è una domus
romana con ambienti pavimentati a mosaico e con una grossa cisterna,
profonda oltre 12 metri e larga 3. In Via Eriberto Romangelo sono i ruderi
di un edificio termale del I-II sec. d.C. Ed ancora una serie di gallerie
rivestite in opera reticolata percorrono la collina, in parte ancora
visibili.
Fuori città, in contrada "Piano delle Briglie", sorgeva il teatro; in
contrada Sanzano sono i ruderi di una villa romana, alla quale si accede
tramite un ponte in opera laterizia che attraversa il fiume Ofanto. Un'altra
villa romana è stata individuata nel 1978 in località Macello dove sono
venute alla luce anche una serie di tombe a fossa del VI-V secolo a.C. |