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SCHEDA INFORMATIVA A CURA DI ARCHEMAIL

Comune: MISENO (Na)
Sito archeologico: Insediamento romano
Ubicazione: La Grotta della Dragonara è in Via Dragonara nel parcheggio dell'omonimo ristorante; la villa di Lucullo è visibile dalla spiaggia oppure con accesso da Via Dragonara 6 (prop. Salemme); le terme sono nella villa di Via Dragonara 72; il Sacello degli Augustali è in Via Miseno 233; il teatro è nella villa di Via Miseno 201.
Ente di riferimento: Soprintendenza Archeologica di Napoli e Caserta - Ufficio scavi di Bacoli (tel. 0815233797)
Modalità di visita: Il Sacello degli Augustali è liberamente visibile dall'esterno o rivolgendosi all'Associazione Misenum (tel. 0815233977); le terme ed il teatro romano sono in proprietàprivata ma è possibile la visita rivolgendosi all'Associazione Misenum (tel. 0815233977); la Grotta della Dragonara non è visitabile perché inagibile; la Villa di Lucullo è visibile dalla spiaggia
Cenni storici:

Il territorio di Miseno entrò a far parte della storia dei Campi Flegrei, poco dopo la fondazione di Cuma da parte di coloni greci. Durante il VI sec. a.C., infatti, l'area misenate costituì uno dei punti fondamentali del sistema difensivo attuato dai Cumani per la difesa del Golfo di Napoli: tale fortificazione rimase in uso almeno fino al III sec.a.C., quando Annibale si spinse fin qui per le sue devastazioni.
Nuovo impulso all'urbanizzazione del territorio flegreo, si ebbe a partire dalla fine del II sec. a.C. quando vennero impiantate numerose e lussuose ville ed impianti ad esse connessi.
La cittadina sorta sull'attuale Marmorto fu denominata Misenum, toponimo derivato dall'omonimo trombettiere di Enea, annegato in quelle acque. Misenum inizialmente fu sede di ville marittime; a partire dall'inizio del I sec. d.C. ritornò alla sua primitiva vocazione militare. Augusto, dopo la battaglia di Anzio (31 a.C.), pose qui la base della Classis Praetoria, la flotta al diretto servizio della corte imperiale, spesso presente nei Campi Flegrei.
Il porto di Misenum, al pari del Portus Iulius sul lago Lucrino, venne impiantato in due bacini naturali; il bacino interno, l'odierno Maremorto, fungeva da cantiere navale, mentre quello esterno, la baia di Miseno, costituiva il porto vero e proprio. Essi erano collegati da un canale oggi interrato mentre l'ingresso al porto era protetto da due moli su arcate, prolungamento dei baluardi naturali di Punta Terone e Punta Pennata. In funzione della flotta venne anche dedotta una colonia militare che conferì all'insediamento autonomia amministrativa. Lungo la costa furono installate tutte le attrezzature necessarie ad una base militare che doveva ospitare 6000 uomini; caserme, alloggi per gli ufficiali, fari e torri, arsenali, depositi e le monumentali opere di idraulica per il rifornimento dell'acqua alla flotta.
Tranne che per un breve periodo di attività bellica (68-69 d.C.) nel golfo ligure, la flotta Misenate restò inoperosa per secoli, con l'unico compito di trasportare o scortare membri della famiglia imperiale.
Fino al IV sec. d.C. Misenum mantenne il suo ruolo cruciale dal punto di vista militare poi il declino. Nel VI sec. d.C. della base militare di Misenum si era perso anche il ricordo.

Illustrazione del sito:

IL PORTO DI MISENUM
Il porto di Misenum, così come il precedente Portus Iulius (il complesso Averno/Lucrino), era formato da due bacini naturali. Quello interno, l'odierno Mare Morto, era utilizzato come bacino di allestimento e riparazione delle navi, mentre quello esterno, la rada di Miseno, costituiva il porto vero e proprio. I due bacini erano poi collegati da un canale, oggi interrato. L'imboccatura del porto era protetta da due moli ad archi, uno da Punta Terone, l'altro da Punta Pennata. Due tunnel, aperti sotto Punta della Sterparella e sotto Punta Pennata, dovevano facilitare il gioco delle correnti marine, per evitare l'insabbiamento del porto.
Nel porto trovava posto la flotta, costituita da una nave ammiraglia (un'esera) e da diverse navi (liburnae, triremi, quadriremi, quinqueremi). A capo della flotta era un membro dell'ordine equestre col grado di prefetto (praefectus classis), uno dei gradi più ambiti per la carriera che essi schiudevano. All'incompetenza marinaresca del prefetto, supplivano i comandanti di squadra (navarchi).
Degli impianti portuali misenati non esiste quasi più nulla: in giornate di buone condizioni del mare, si possono scorgere, a pochi metri di profondità di fronte a Punta Terone, i resti di alcune pilae che sorreggevano i moli di protezione del bacino. Da notizie raccolte sul posto, inoltre, sembra che, poco distante dall'ingresso del porto, vi siano alcune colonne sommerse, lasciando intuire la presenza di un tempio in quel luogo. Su Punta della Sterparella sono, infine, alcuni ruderi che potrebbero appartenere alla residenza del prefetto della flotta, da dove Plinio il Giovane osservò l'eruzione vesuviana del 79 d.C.

LA COSIDDETTA "GROTTA DELLA DRAGONARA"
Scavata nella parete tufacea, a picco sulla spiaggia di Miseno (lato verso Procida), è la Grotta della Dragonara, una grossa cisterna (m.50x59) a cinque navate, pertinente alle infrastrutture funzionali alla flotta. Alcuni la ritengono al servizio della vicina villa di Lucullo. La cisterna attualmente si trova in uno stato di grosso abbandono, ridotta ad una discarica.

LA VILLA DI LUCULLO
Adiacenti alla Grotta della Dragonara, scavati nel tufo, si aprono una serie di ambienti pertinenti ad una villa: si distinguono pareti in cocciopesto e strutture in opera vittata, reticolata e laterizia. Il primo ambiente, partendo dalla spiaggia, è un ninfeo conosciuto anche col nome di "bagno del finocchio". Queste strutture, forse ninfei e peschiere, dovettero appartenere alla grandiosa villa prima di Mario e poi di Lucullo. Successivamente la villa dovette passare al demanio imperiale.

LE TERME
In via Dragonara 54 si trovano i resti delle terme pubbliche di Misenum. Si conserva il calidarium, il corridoio di servizio e l'impianto del praefurnium. Tutto il complesso è databile al II sec.d.C.

LA CHIESA PARROCCHIALE DI SAN SOSSIO
Sul sagrato della chiesa sono conservati numerosi frammenti di decorazioni architettoniche, capitelli corinzi di marmo, resti di colonne e di un sarcofago strigilato di età tardo-imperiale.

IL SACELLO DEGLI AUGUSTALI
Su via del Faro si affaccia il monumento meglio conservato dell'antica Misenum. Si tratta di un complesso destinato al culto dell'imperatore, probabilmente il Templum Augusti quod est Augustalium, menzionato in una delle epigrafi ritrovate nello scavo. Essendo la flotta uno strumento di potere personale dell'imperatore, Misenum divenne una sorta di feudo della famiglia imperiale dove più che altrove era sentito il culto della persona dell'imperatore. Presumibilmente qui doveva collocarsi anche il piccolo foro di Misenum, con gli edifici pubblici principali. Il tempio, risalente nelle forme attuali al II°sec.d.C., è oggi in parte sprofondato per effetto del bradisismo. L'ambiente centrale è il vero e proprio sacello, composto da una cella rettangolare, con le pareti in reticolato e con un'abside nella parete di fondo. Vi si accedeva tramite una gradinata marmorea fiancheggiata dalle statue di Venere e dell'imperatore Nerva. Il pronao marmoreo tetrastilo era formato da colonne in cipollino con capitelli a foglie d'acanto che reggevano l'epistilio con l'iscrizione dedicatoria ed il forntone decorato. Quest'ultimo, oggi al Castello di Baia, raffigura due Vittorie alate che reggono una corona di quercia nella quale sono un uomo ed una donna; negli angoli sono la prua di una nave ed un delfino. Difficile è l'identificazione delle due figure poste al centro: la presenza del pileus (un berretto sacerdotale), scolpito a rilievo tra i due ritratti, ha portato all'identificazione con L.Laecanius Primitivus e la moglie, citati in una delle iscrizioni dedicatorie esposte all'esterno. Infatti, sebbene sul frontone del Sacello sarebbe stato lecito attendersi un ritratto imperiale, in realtà siamo di fronte ad una composizione strettamente legata al collegio degli Augustali di cui L.Laecinius Primitivus era un membro prestigioso. Inoltre anche se la figura maschile presenta qualche somiglianza con l'imperatore Antonino Pio, il volto femminile non ha alcun punto di contatto con l'iconografia di Faustina, moglie di Antonino Pio.
La cella della struttura aveva le pareti rivestite di marmi ed il pavimento in opus sectile (frammenti marmorei posti secondo uno schema geometrico) e cocciopesto con riquadri di tessere bianche. L'abside era decorata con stucchi a rilievo e, in alto, dipinta in rosso. Gli ambienti laterali erano a due piani, con volte a botte. Dal Sacello provengono una decina di basi dedicatorie, oggi conservate al Museo di Baia, tra le quali spicca quella dedicata a L.Laecanius Primitivus, curator perpetuus degli Augustali di Miseno, uno dei personaggi più influenti e munifici della città in età antonina, come già precedentemente detto. Dall'ambiente di sinistra proviene una statua equestre (oggi al Museo di Baia) originariamente creata per Domiziano (81-96 d.C.) e riutilizzata, dopo la morte di quest'imperatore, per raffigurare il suo successore Nerva (96-98 d.C.). L'imperatore, in sella ad un cavallo impennato, di cu trattiene l'impeto tenendo con la sinistra le redini, è raffigurato nel momento in cui scaglia una lancia. Si tratta di un modello scultoreo che riflette un'ideologia militare e di conquista, riservato ovviamente ai condottieri vittoriosi ad ispirazione di Alessandro Magno. Sia la corazza che la tunica presentano motivi decorativi a rilevo strettamente connessi ai temi dell'ideologia domizianea. Poichè Domiziano non era ben voluto dai gruppi più conservatori del Senato per il suo atteggiamento dittatoriale, alla sua morte, il Senato ne decretò la damnatio memoriae, un provvedimento che implicava la cancellazione di ogni segno connesso alla memoria del personaggio in questione. Tuttavia la maggior parte delle statue veniva riutilizzata, sostituendo le teste con quelle di altri imperatori. Così avvenne per questa statua, alla quale si sotituì solo la maschera facciale con quella di Nerva, lasciando intatta la parte posteriore della testa.

IL TEATRO
Alle spalle del Sacello degli Augustali si trovano i resti del Teatro, inglobati in una villetta: ne restano solo qualche galleria, un pilastro e parte del corridoio inferiore. Interessante caratteristica, deducibile dalla pianta di T.Rajola (1768), era la presenza di un tunnel che dalla tredicesima arcata del teatro portava direttamente alla via Herculea e perciò al porto: attualmente tale galleria termina in mare.

Situazione attuale: Precario

IMMAGINI DEL SITO

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