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SCHEDA INFORMATIVA A CURA DI ARCHEMAIL

Comune: NOLA (Na)
Sito archeologico: Insediamento dell'età del bronzo antico
Ubicazione: Via Polveriera
Ente di riferimento: Soprintendenza Archeologica di Napoli e Caserta - Ufficio scavi di Nola (tel. 0815121933)
Modalità di visita: Al momento è visitabile solo la domenica dalle 10 alle 13 oppure su prenotazione rivolgendosi alla Soprintendenza Archeologica o all'Associazione Meridies di Nola
Cenni storici:

Il territorio nolano era abitato già in epoca preistorica come dimostrano diversi ritrovamenti archeologici. Il rinvenimento più importante è quello di un villaggio dell'età del bronzo antico (XIX-XVII secolo a.C.) avvenuto casualmente nel 2000. Un vero e proprio abitato sorse nel VII sec. a.C. come testimoniano le numerose necropoli scavate in zona. Il periodo di maggior splendore fu tra il VI ed il V sec. a.C. Fu questo il momento storico in cui le comunità indigene, rinfoltite da popolazioni sannitiche provenienti dalle montagne, stimolate dalle culture più avanzate degli Etruschi e dei Greci con le quali si integrarono, iniziarono un processo di aggregazione politica e culturale che nel giro di pochi decenni portò loro a prendere il potere estendendo il controllo su tutto il territorio campano. Probabilmente fu allora che la città, precedentemente detta Hyria, ricevette il nome di "Novla", ovvero "città nuova". Le monete, che nei primi decenni del IV sec. vennero coniate contemporaneamente da Hyria e Nola, successivamente lo furono solo da Nola.
Per contrastare la discesa dei Sanniti dalle montagne, Nola si unì in confederazione con la vicina Abella (Avella), potendo però contare sull'appoggio dei Napoletani e sul porto di Pompei. In un tale clima, generalizzato in tutta la regione, si inserì Roma, attratta dalle risorse agricole e commerciali della Campania, che riuscì a perseguire i propri interessi sfruttando abilmente i contrasti e le tensioni tra le classi sociali che sempre più si andavano palesando nella regione.
Durante la seconda guerra sannitica Nola si oppose ai Romani, ma dopo un assedio, si arrese nel 312 a.C., diventando da allora alleata di Roma. Durante la seconda guerra punica gli attacchi che Annibale portò alla città furono sempre respinti e Nola diventò una delle base operative dell'esercito romano. Ribelle durante la guerra sociale, Nola nell'80 a.C. fu ripresa definitivamente da Silla e da allora restò sempre nell'orbita di Roma, di cui seguì storia e vicissitudini senza svolgere più alcun ruolo degno di rilievo.
Nel 73 a.C. venne espugnata da Spartaco ed usata da questi come base militare. Nel 14 d.C. vi morì l'imperatore Augusto come ci ricorda Tacito. Dalla fine del I sec. d.C. Nola inizia una lenta decadenza, forse dovuta all'impaludimento della zona e a disastrosi fenomeni sismici e vulcanici. L'unica notizia degna di rilievo fu l'arrivo da Bordeaux in città nel 395 d.C. del nobile Ponzio Meropio Anicio Paolino, già console romano, e della moglie Terasia. Presso il santuario di S. Felice a Cimitile, l'antico Coemeterium nolano, Paolino organizza un'importante comunità religiosa. Intorno al 410 Paolino diventa vescovo di Nola. Nello stesso periodo cominciano le invasioni barbariche dell'Impero romano che non risparmiano Nola. Furono i Goti prima ed i Vandali successivamente a saccheggiare la città ed a costringere gli abitanti a rifugiarsi sulla collina di Cicala o presso il Coemterium.

Illustrazione del sito:

La scoperta del villaggio del bronzo a Nola è avvenuta mentre si stavano gettando le fondamenta per la costruzione di un supermercato. Affiorarono i resti di diverse capanne e moltissimi reperti ceramici. Il villaggio di Via Polveriera venne sigillato da un'eruzione del Vesuvio avvenuta nel corso dell'età del Bronzo Antico, fra il XIX ed il XVII secolo a.C. Gli scavi hanno messo in luce ben tre grosse capanne orientate in direzione NO-SE, al margine di un'area nella quale erano presenti una vasta aia, alcuni forni, una gabbia in argilla e legno nella quale sono stati rinvenuti gli scheletri di 9 capre, tutte gravide. Vi era poi una sorta di stalla dove trovavano posto altri animali, come testimoniato dalle impronte degli zoccoli nel terreno.
Le capanne avevano una forma a ferro di cavallo con apertura al centro di uno dei lati lunghi e struttura fatta di paletti di legno. L'interno era a due navate. La capanna più lunga misura ben 15,60 x 4,60 m con un'altezza di 4,40 m. Le altre due capanne sono leggermente più piccole.
Nelle capanne sono stati ritrovati più di 200 vasi alcuni dei quali contenevano cibo. Anche nei pressi del forno della capanna 4 sono stati ritrovati piatti, tazze, e vasi, di cui uno ancora sulla soglia.
L'eccezionalità della scoperta sta anche nel fatto che, dopo la caduta di pomici dovuta all'eruzione, l'area venne seppellita da uno strato di fanghiglia cineritica che consolidò le strutture delle capanne, conservandole in maniera eccezionale fino ad oggi. In questo modo è stato possibile scavare per la prima volta delle capanne quasi integre verificando anche l'organizzazione degli spazi sociali del villaggio. Un risultato insomma molto simile a quello di Ercolano e Pompei, sebbene diversa sia stata la modalità di seppellimento. Un caso unico, insomma, che fa del villaggio di Nola una struttura senza eguali.
Gli scavi potrebbero fornire ancora interessanti dati. Al di sotto delle capanne, un saggio effettuato ha mostrato la presenza del pavimento di una struttura preesistente, rasa al suolo per costruire le nuove capanne. E poco lontano da questo scavo, in località Masseria Rossa, è stato individuato un altro abitato successivo a questo, probabilmente il risultato del ritorno degli indigeni in queste zone dopo l'eruzione.

Note:  

IMMAGINI DEL SITO

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