Saccheggi, guerre e distruzioni hanno
risparmiato ben poco dell'antica città. Se a ciò si aggiunge il fatto che la
città antica è praticamente costruita sotto la città medievale e moderna, si
comprende il perché della quasi assenza di testimonianze archeologiche
ancora visibili sul territorio.
La ricognizione alla Nola archeologica può iniziare dal Duomo,
costruito sui resti di un tempio, forse dedicato a Giove. Nel campanile sono
inglobati grandi blocchi marmorei, anche figurati provenienti da costruzioni
romane.
Affianco al Duomo è la chiesa dei SS.
Apostoli o dei Morti, risalente al I secolo d.C. e rifatta nel 1741, che
si può considerare la prima chiesa paleocristiana di Nola. Versa attualmente
in condizioni di degrado. Si
segue la Via Giordano Bruno, affianco al Municipio, dove sorge il Palazzo
Covoni, dei primi del '500. Nel basamento sono numerosi frammenti
decorativi romani. Nella piazza che segue, altri frammenti marmorei romani
sono inglobati nel Palazzo Orsini del 1461.
Nella stessa piazza si affaccia la
chiesa di San Biagio, già di San Francesco. Nella cripta nel 1989 sono
venute alla luce alcune strutture romane pertinenti ad una domus (due
ambienti con pavimenti a mosaico) risalente al III sec. d.C. L'edificio
venne costruito riutilizzando un impianto termale dell'età imperiale (del
quale restano due ambienti, forse un laconicum ed un frigidarium) a sua
volta costruito su strutture di età repubblicana.
Uscendo dalla piazza, sottopassando l'arco e svoltando a sinistra, si segue
Via Anfiteatro Laterizio. Al primo incrocio si svolta a sinistra per Via
Circumvallazione San Massimo. Di fronte all'ingresso dell'area mercatale si
nota uno scavo. Si tratta del rinvenimento di un tratto di strada romana con
un edificio porticato prospiciente la stessa. Lo scavo, dopo i necessari
rilievi, è rimasto fermo in attesa di decisioni circa il futuro.
Affianco all'area del mercato degli animali
si giunge all'area dove è in corso di scavo l'anfiteatro laterizio,
uno dei due anfiteatri di Nola. Citato fin dal XVI secolo, ha una struttura
realizzata costruendo i muri dell’arena e del circuito esterno e la rete dei
corridoi di accesso ai vari settori su cui furono gettati dei terrapieni e
successivamente poggiate le gradinate della cavea. L’edificio, che misura
sull’asse maggiore 138 metri e su quello minore 108 metri, fu realizzato
verso la metà del I secolo a.C. In seguito furono effettuate due
ristrutturazioni, rispettivamente nel corso del I secolo d.C. (forse sotto
Augusto) e tra il II e il III secolo d.C. L’ima cavea (cioè la parte
inferiore della gradinata) era costituita da tre gradini, mentre la media e
la summa cavea erano forse realizzate con strutture leggere di legno.
L’arena presenta un parapetto rivestito da lastre di marmo bianco e coronato
da blocchi di calcare a bauletto, su cui si incastrava una balaustra.
L’edificio era in uno stato di completo abbandono già prima dell’eruzione
del Vesuvio, avvenuta alla fine del V-inizi del VI secolo d.C. ed era stato
utilizzato come cava per estrarne materiale da costruzione. L’eruzione e la
terribile alluvione che invasero l’anfiteatro sorpresero i Nolani intenti
ancora all’opera di spoliazione: non fecero infatti in tempo ad asportare la
decorazione in marmo del parapetto, già strappata e gettata al suolo per
essere riutilizzata forse per fare la calce. Sotto gli strati dell’eruzione
sono stati recuperati sei pilastrini di calcare decorati con una faccia
scolpita e rilievi con rappresentazioini di fregi d’armi, scene di
amazzonomachia, prigionieri ai piedi di un trofeo di armi, una corona di
alloro vista prospetticamente come una città turrita munita di una porta. Il
muro del circuito esterno dell’edificio conserva gran parte della
decorazione in “primo stile”, costituita da ortostati color ocra, riquadrati
da una fascia azzurra e con la base a pannelli verticali.
Poco lontano, in località Castelrotto
sorgeva l'altro anfiteatro nolano, quello detto "marmoreo", successivo
all'altro e più simile ad un teatro. Di forma ovale, aveva 45 gradoni di
marmo su tre ordini di arcate. Venne anche questo utilizzato come cava per i
materiali di costruzione.
Dall'area dell'anfiteatro si ritorna indietro all'incrocio con Via
Anfiteatro Laterizio che si segue fino alla Stazione delle Ferrovie dello
Stato. Si attraversa il passaggio a livello e si prende a destra Via
Saccaccio. All'altezza del ponte ferroviario, sulla destra, sono i resti di
una villa rustica del I sec. d.C. purtroppo risommersa pochi anni fa
dal fango durante forti piogge.
Proseguendo lungo Via Saccaccio al termine
della strada si svolta a destra ed al termine di nuovo a destra,
raggiungendo Via Polveriera lungo la quale sono due monumenti funerari
chiamati "Le Torricelle". Risalenti al I secolo d.C., sono stati di recente
interessati da un lavoro di ripulitura e di scavo che ne ha messo in luce le
fondamenta e parte della camera ipogeica. Alle spalle di uno di questi
mausolei sono venute alla luce alcune tombe a fossa preesistenti.
Esplorazioni compiute nell’area in prossimità dei mausolei hanno evidenziato
vari settori di una vasta necropoli che ha restituito tombe distinte in due
livelli cronologici: il più recente è costituito da tombe a cassa di tufo
del V - IV secolo a.C., mentre il livello più antico comprende le tombe di
età orientalizzante e arcaica. Nella stessa zona sono visibili i resti di
una villa extraurbana residenziale di vaste dimensioni, frequentata dal I
secolo a.C. al VI d.C., mentre sotto via Feudo è stato ritrovato un tratto
di strada basolata di epoca romana con lo stesso orientamento della via
moderna. Una serie di strutture murarie in opera reticolata orientate nord
est/sud ovest sono state scoperte qualche anno fa anche sotto la via Nola -
Saviano.
Dalla parte opposta della città, ad est,
è il Convento di Sant'Angelo (1436) nel cui chiostro sono alcune colonne
romane. |