Cenni storici: |
Le sue origini sono
incerte ma lo studio etimologico della parola Pago indica che sicuramente
deriva dal latino pagus civi che significa villaggio o raggruppamento di
abitazioni rurali. Il Pagus è da interpretare anche come luogo ove si
andavano a pagare i tributi religiosi e quest'ultima tesi è avvalorata
dall'esistenza di un tempio dedicato al Divo Augusto nella frazione
Pernosano. Lo storico Remondini in un suo studio fa rilevare che proprio in
questo tempio è morto l'Imperatore Ottaviano Augusto mentre ritornava dalla
Puglia, confermando gli storici latini i quali dicono che Augusto morì apud
Nolam. In tutto il territorio comunale si notano dei resti dell'epoca romana
imperiale in quanto, oltre al tempio di Augusto, si osservano cisterne in
muratura in località Sopravia e ruderi di ville rustiche in località San
Pietro.
Durante il medioevo fa parte, come gli altri paesi limitrofi, del feudo di
Lauro e ne segue le vicende storiche (Longobardi, Normanni, Orsini di Nola,
Pignatelli e Lancellotti). Di tale periodo resta ai piedi della collina un
complesso in muratura facente parte di una fortezza del 1200 degli Orsini di
Nola, ora abitata da privati. |
Illustrazione del sito: |
Oggetto di intervento di
restauro sistematico, per la Soprintendenza BAPPSAD di Salerno e Avellino la
Chiesa di Santa Maria Assunta di Pernosano è esempio, dal 1996, di "Cantiere
della Conoscenza", aperto cioè alla divulgazione in itinere delle delicate
fasi operative.
Sorta su di un sito pagano, la chiesa è citata in un documento del 1195 in
cui si fa risalire la sua costruzione a Landolfo I, principe di Capua e
Benevento dal 910 al 943.
A causa del progressivo interramento e della grande umidità, nel 1655 fu
costruita una nuova chiesa sui resti della precedente sullo stesso luogo sul
quale esisteva un tempio dedicato ad Augusto, riutilizzandone gli antichi
marmi (Remondini, Della Nolana Ecclesiastica Storia, 1747). L'indagine
archeologica, che non ha interessato i livelli sottostanti il piano di
calpestio medioevale, al momento non ha permesso di confermare tale ipotesi.
La configurazione planimetrica della chiesa altomedievale si basa su una
complessa matrice geometrica richiamata dall'intreccio dei cerchi del
velario dell'abside centrale, al momento unico esempio conosciuto di tale
motivo ad affresco che propone, sui due registri superstiti, soggetto
zoomorfi, tipici delle stoffe irano-sassanidi.
Gli affreschi che un tempo impreziosivano l'edificio sacro, se pur
frammentari, costituiscono una fonte preziosa per ricostruire le fasi di
vita della chiesa in quanto il sito è collocato sulla linea di confine
contesa tra il principato longobardo di Benevento, quello di Salerno ed il
ducato bizantino di Napoli e, pertanto, in un'area soggetta ad alterne
influenze socio-culturali, preannunciando soluzioni stilistiche
dell'ambiente romano e stabilendo punti di contatto con i cicli pittorici di
Cimitile, Capua e delle catacombe di San Gennaro a Napoli.
Il rinvenimento di affreschi raffiguranti i santi della Chiesa nolana
costituisce la più antica iconografia dei tre pastori della Diocesi: S.
Felice Martire è ricordato come primo vescovo dai nolani, pur in assenza di
fonti che ne abbiano attestato l'esistenza. Quella di Pernosano, dunque, è
la prima a documentare l'immagine del Santo in abiti vescovili a conferma di
un culto ben radicato nel territorio e nella chiesa locale. Massimo, secondo
vescovo nolano, è ricordato nel martilologio beneventano. Paolino da
Bordeaux, primo poeta latino della cristianità, lega le sue esperienze a
quelle di S. Ambrogio, S. Gerolamo e S. Agostino; divenuto vescovo nel 409
ha fondato i siti che oggi corrispondono alle Basiliche Paleocristiane di
Cimitile.
I frammenti lapidei rinvenuti sono costituiti sia da materiale di spoglio di
età romana (frammenti di trabeazione, materiale altomedievale: pilastrini,
transenne, plutei e capitelli, stilisticamente vicini alla produzione
figurativa che si ritrova in altre aree culturali dell'Italia centro
meridionale, molto diffusa in Campania fra IX e X secolo; se ne ritrovano
esempi, infatti, in Sant'Aspreno e S. Restituta a Napoli, nel protiro di San
Felice in Pincis e dei SS. Martiri a Cimitile.
I frammenti di pilastrini esibiscono un repertorio figurativo familiare ai
lapicidi altomedievali: tralci di vite con andamento sinusoidale e con
decorazioni vegetali centrali, combinate talvolta con uccelli.
Significativi il pluteo con ippogrifi che affrontano un toro, conservato
presso il Seminario Vescovile di Nola, e quello conservato nel Castello di
Lauro, la cui provenienza è attribuita al sito di Pernosano, raffigurante
l'albero della vita con ai lati due cervi. |