Cenni storici: |
L'attuale cittadina di
Policastro Bussentino si affaccia sull'omonimo Golfo, a poca distanza dal
fiume Bussento. Le sue origini sono fatte risalire all' VIII sec. a. C., e
il suo antico nome era Pixous, parola greca che designa la pianta del bosso
(per i latini buxus, da cui Buxentum) , probabilmente molto rigogliosa in
queste zone. Invece il nome Policastro (dal latino Policastrum, città
fórtifícata), appare nei documenti storici del sec. IX. Verso il I sec. d.C.
la fiorente colonia greca decadde, al punto d'essere citata come luogo
desolato, e da servire come esilio e tomba alla figlia dell'imperatore
Augusto, Giulia, allontanata da Roma per la sua condotta libertina (come
ricorda una lapide inserita nel basamento dei campanile). Da Tito Livio si
apprende che i Romani, in almeno due occasioni, cercarono di ripopolare i
luoghi e rendere più vivibile la città ma senza successo. E in questa
desolazione che nel 461 d.C. nacque a Buxentum Flavio Libio Severo, 61°
imperatore romano d'Occidente, vincitore degli Alani e dei Vandali. Al VI
sec. d.C. risale la fondazione della sede vescovile, restaurata nel 1079 con
l'elezione a vescovo di S. Pietro Pappacarbone. E un momento di grande
importanza per la città che, dopo alcune distruzioni subite dai Longobardi
(640) e dai Saraceni (915), viene ricostruita da Roberto il Guiscardo, un
normanno a cui non sfugge la posizione strategica del posto (risale a questo
periodo la costruzione della Cattedrale). Nel 1152 Policastro è una contea
normanna. Nel 1229 ne saranno feudatari i Ruffo. In questo periodo la città
è sotto l'influenza degli Angioini che la usano come punto d'appoggio per la
guerra contro gli Aragonesi insediati in Sicilia. Fu a causa di questo
conflitto che nel 1320 Policastro fu assediata e distrutta dalla flotta di
Corrado Dona, al servizio degli Aragonesi. Nel 1348 è un feudo della
famiglia genovese dei Grimaldi. A questi, nel 1397, subentrano i Sanseverino,
di origine normanna. A loro si deve la ricostruzione del castello comitale
su una prima costruzione di origine bizantina, e la fortificazione della
città che nel 1455 è completa. Nel 1440 Policastro dà i natali a Giovanni
Brancati, poeta e letterato umanista. Nel 1465 il conte Antonello Petrucci
acquista la città per 5.000 ducati. Tra il 1485 e il 1486 la sua famiglia fu
implicata nella "congiura dei baroni" ai danni del re Ferrante, e i figli
perirono per mano del boia. Dal 1493 al 1501 fu vescovo della città Gabriele
Altilio, insigne poeta latino. Nel 1496 divennero signori della contea i
Carafa della Spina, che mantennero il feudo fino all'inizio del 1800. Nel
XVI sec. Policastro subì due distruzioni ad opera dei turchi. La più
devastante fu quella del 1552 ad opera di Dragut Pascià: vi furono solo 30
sopravvissuti al massacro, fra i quali il vescovo Francesco da Massanella,
il quale in segno di ringraziamento per aver avuto salva la vita,
commissionò il dipinto della vergine Hodeghitria al pittore calabrese più
famoso del tempo: Pietro Negroni (il dipinto è collocato nell'abside della
Cattedrale). Dopo questo drammatico episodio Policastro non fu più come
prima. I Carafa, fino al tramonto della feudalità, lasciarono tristi ricordi
per tirannia e soprusi. Spesso vennero a lite con i Vescovi, pretendendo di
avere un trono riservato nella Cattedrale. In una di queste occasioni, nel
XVIII sec., il vescovo Andrea De Robertis osò sfidare i Conti facendo
abbattere il palchetto del feudatario, per poi fuggire a Lagonegro per non
incorrere nelle. ire dei nobili insorti. Con l'800 la storia di Policastro
cambia. Iniziano le grandi opere di bonifica, arrivano gli echi delle
rivoluzioni. Nel 1848 Felice Pecorelli di Policastro è capourbano nei moti
cilentani. |