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SCHEDA INFORMATIVA A CURA DI ARCHEMAIL

Comune: POMPEI (Na)
Sito archeologico: Zona portuale romana di Murecine
Ubicazione: Località Murecine lungo il percorso dell'autostrada Napoli Salerno
Ente di riferimento: Soprintendenza Archeologica di Pompei
Modalità di visita: Non visitabile
Cenni storici:

Per la storia di Pompei in generale vedi la scheda su Pompei.

Nel 1959 durante la costruzione del tratto per Castellammare dell'autostrada Napoli Salerno, vennero alla luce alcune strutture pertinenti ad edifici romani. La costruzione della terza corsia autostradale nel 2000 portò ad una nuova indagine molto più approfondita che ha fornito importanti risultati. Ad ottobre 2000 la ricerca archeologica terminò e l'area venne ricoperta per lasciare spazio ai lavori dell'autostrada. Tante le polemiche ma il reinterro era purtroppo necessario anche per le condizioni ambientali che rendevano troppo complesso un intervento di isolamento dell'area a causa della presenza di una grossa falda acquifera. Quanto sia problematico controllare una falda acquifera è già sotto gli occhi di tutti agli scavi di Ercolano dove gli allagamenti sono frequenti. Ma mentre ad Ercolano il terreno risulta abbastanza impermeabile, trattandosi di fango consolidato, a Murecine porre all'asciutto le strutture avrebbe significato prosciugare tutta la falda della bassa valle del Sarno. E questo sarebbe diventato un problema non solo tecnico ma anche economico visto che è proprio la copiosità della falda ad alimentare la produzione agricola dell'area.
Ma questo problema si presentò già nel 1959. Ed anche in quel caso il reinterro del complesso venne accolto non senza mugugni. Ma mentre nel '59 la documentazione dell'indagine risultò sommaria e lacunosa, nel 2000 i risultati dell'indagine sono stati subito resi noti grazie alla pubblicazione di un libro e di un cd-rom, nonché con la realizzazione di un plastico.

Illustrazione del sito:

Le indagini preventive

Non è stato un nuovo ritrovamento quello delle strutture di Murecine. Quando si è progettata la terza corsia autostradale tra Pompei e Scafati la Soprintendenza Archeologica ha avuto un ruolo determinante. "In particolare - racconta l'Ing. Luigi Massa della Società Autostrade Meridionali, responsabile dei lavori - si è avviata una campagna di sondaggi geognostici a finalità archeologiche che nell'area di Murecine, dove già si avevano precedenti conoscenze di ritrovamenti archeologici, è stata effettuata in via preliminare mediante l'adozione di prospezioni archeologiche con metodologie geofisiche. Queste hanno avuto l'obiettivo di identificare e dimensionare la presenza di strutture antiche sepolte non esplorate completamente nel '59 quando vennero individuate per la prima volta nel corso di lavori di costruzione del nuovo tratto autostradale Pompei - Salerno".
In effetti nel 1959 venne alla luce un edificio identificato come "portico a triclini" con decorazioni parietali di quarto stile, all'epoca distaccate e conservate nell'Antiquarium di Pompei. Tra l'altro vennero recuperate una serie di interessanti tavolette cerate che documentavano attività finanziarie e creditizie per conto dei liberti C. Sulpicius Faustus e C. Sulpicius Cinnamus.
I risultati delle indagini preliminari effettuate hanno confermato la presenza di strutture ben più estese di quanto riportato nei rilievi del '59. Per questo, prima di avviare i lavori di costruzione della terza corsia autostradale, si è dato il via ad una approfondita campagna di indagine archeologica che consentisse non solo la conoscenza, ma anche la valorizzazione delle testimonianze. Tale indagine era stata prescritta dalla Soprintendenza già nel lontano 1996 quando venne presentato il progetto di ampliamento della sede autostradale.
L'impegno non è stato indifferente. "Tutta l'indagine - spiega l'Ing. Massa - è stata condotta in difficili condizioni del sito derivanti sia dalla presenza di una ricca falda idrica sia dalla contiguità dello scavo alla scarpata della sede autostradale." Un particolare sistema di idrovore tenuto in funzione 24 ore al giorno ha consentito di mantenere all'asciutto le strutture scavate per il periodo necessario a terminare l'indagine archeologica ed a recuperare pienamente tutto il materiale di interesse storico-artistico presente. Da questo punto di vista la documentazione relativa agli scavi del '59 è risultata estremamente preziosa perchè ha consentito di comprendere quali potevano essere i problemi ambientali esistenti e di prepararsi nella maniera migliore ad affrontarli. "L'indagine del 1959 - evidenzia l'archeologo Antonio De Simone, consulente per i lavori svolti - era stata eseguita nelle restrizioni dei mezzi tecnici allora esistenti e applicando metodiche di ricerche oggi improponibili, con l'obbiettivo, definito in corso d'opera, di recuperare i materiali mobili ed il rivestimento di pregio dell'edificio. La nuova indagine, indotta dalla necessità di ammodernare l'infrastruttura autostradale, doveva colmare nella misura più ampia possibile le lacune della precedente impresa alla luce degli accresciuti interessi delle scienze dell'Antichistica e delle moderne metodiche offerte dall'Archeologia, fidando nell'utilizzo di mezzi e tecniche di cantiere a fronte delle necessità imposte da un'operazione di scavo in terreni attraversati da copiose falde acquifere e sottoposti ad una scarpata di sostegno di un'arteria che collega il nord al sud del paese."
Ora occorre pensare al futuro dei reperti venuti alla luce ed è la stessa Società Autostrade Meridionali a muoversi in questo senso come conclude il Dott. Piero Buoncristiano, Presidente dell'Azienda: "Opere di tale rilevanza artistica non possono e non devono rimanere confinate nella conoscenza e nell'apprezzamento di pochi esperti; il libro, il plastico in scala 1:20 ed il cd-rom sono solo la presentazione delle opere che devono poter essere d'ora in avanti ammirate e studiate dal vivo nel loro splendore. Ed è questo l'obiettivo che la nostra Società, sempre d'intesa e sotto la preziosa guida della Soprintendenza Archeologica di Pompei, intende realizzare".

I rinvenimenti del 1959

La costruzione del tratto autostradale Castellammare-Scafati all'inizio del 1959, portò alla scoperta casuale di alcune strutture in località Murecine. L'indagine durò otto mesi da aprile a dicembre e venne diretta dalla Dott.ssa Olga Elia della Soprintendenza Archeologica di Pompei. Come accaduto nel corso del 2000, l'ostacolo maggiore fu la presenza della falda acquifera che fece optare subito per il distacco della ricca decorazione pittorica e per il recupero di tutti i reperti. Ma il rinvenimento che suscitò maggiore scalpore avvenne a fine luglio: in una cesta di vimini adagiata su un letto triclinare vennero alla luce circa trecento tavolette cerate, in ottimo stato di conservazione e leggibilità. Purtroppo le condizioni ambientali createsi nel terreno di Murecine erano ben diverse da quelle in superficie: così le tavolette presero ben
presto a degradarsi diventando indecifrabili. L'incapacità di predisporre una soluzione per arrestare il degrado, portò gli archeologi a porre le tavolette residue in fosse nelle quali si cercò di ricreare lo stesso ambiente nelle quali erano rimaste per secoli. Ma le tecniche successive non ebbero mai il successo sperato tanto che l'intero archivio è stato recuperato del tutto soltanto nel 1970. Del testo riportato su tali tavolette resta oggi poco più della metà, considerando anche le trascrizioni operate nel corso degli anni. I protagonisti sono alcuni negotiatores che agirono a Puteoli nel periodo tra il 26 ed il 61 d.C. L'assenza di atti successivi al 61 testimonia che l'archivio era ormai in disuso e ciò venne confermato anche dal luogo del ritrovamento.
I nomi citati sulle tavolette sono quelli di Caius Sulpicius Faustus, del suo liberto Caius Sulpicius Cinnamus ed il fratello Caius Sulpicius Onirus, presumibilmente appartenenti alla famiglia proprietaria dell'edificio di Murecine.
L'indagine archeologica del 1959 si arrestò a metà dicembre senza che l'esplorazione del complesso venisse completata. La stessa funzione dell'edificio scavato rimase nel dubbio: la Elia lo descrisse come una struttura insolita, una sorta di portico con triclini e comunque a carattere semipubblico; meno preciso, in questo caso, il Maiuri che descrisse l'edificio come parte di una villa suburbana.

I rinvenimenti del 2000

L'indagine archeologica recente ha avuto inizio il 19 ottobre 1999 ed è terminata il 12 ottobre 2000. L'edificio venuto alla luce si estende per circa 950 mq a pianta genericamente rettangolare. Il piano di calpestio era a circa 5,30 m. dall'attuale piano di campagna.
Le strutture rinvenute constano di un'area porticata affaciantesi su un giardino. Sul portico, pavimentato con un mosaico bianco a croci nere, si affacciano alcuni locali quasi quadrangolari identificati come triclini. I primi tre (identificati dalle sigle "A", "B" e "C", si trovano sul lato Nord del portico, mentre altri due ("D" e "E") sono sul lato Ovest.
Il triclinio A mostra una bellissima decorazione parietale il cui motivo dominante è quello di Apollo e le muse, in parte asportata negli scavi del '59. Ai Dioscuri è invece dedicata la decorazione parietale del triclinio B, purtroppo in cattive condizioni di conservazione. Suggestiva e ben conservata è, infine, la decorazione del triclinio C, dedicata al Sarno.
Nell'angolo Nord-Ovest del portico è un'ampia cucina decorata a fasce. L'angolo opposto presenta tre ambienti più piccoli di cui quello centrale con funzione di latrina. Da questi ambienti partiva una scala che conduceva ad un livello superiore del quale sono state rinvenute tracce (pavimenti crollati). Da qui si passa ad un altro nucleo del complesso identificato come impianto termale. Esso si articola in un apodyterium (Q), ossia uno spogliatoio da cui si accede al frigidarium (S), al tepidarium (O) ed al calidarium (3). Alle spalle era il praefurnium (N).
Gli scavi hanno dimostrato che il complesso non era in uso all'epoca dell'eruzione del 79 d.C., ma probabilmente esso doveva essere in fase di ristrutturazione. Sono stati rinvenuti, infatti, accumuli di tegole, di tubuli, di mattoni e di lastre marmoree.
Ma quale era la funzione dell'edificio? "Per un edificio posto in un ambiente suburbano - spiega l'archeologo Antonio De Simone - e nei pressi di un'area di grande valenza commerciale e che riunisce in uno le funzioni di soggiorno, di ristorazione e di terma appare convincente e priva di ben poche alternative la definizione di albergo, un hospitium o un deversorium, che per completezza, decorazione e dimensioni appare privo di confronti. Se per curiosità si computa la capacità ricettiva del livello della ristorazione si giunge alla conclusione che in esso potevano trovare posto non meno di una sessantina di commensali e a tale quantità di ospiti appare congruo il riscontro delle notevoli dimensioni del bancone della cucina. La ricchezza delle finiture, la complessità dei giochi d'acqua e l'esuberanza degli apparati decorativi rimandano alla concomitanza di due fattori: la disponibilità dei capitali profusi nella costruzione del complesso architettonico e un ceto di utenti che esibisce la ricchezza ben oltre il limite del necessario, rasentando spesso il confine del buon gusto."

Le curiosità

Murecine dopo l'eruzione del 79 d.C.
L'area termale del sito scavato venne ripopolata dopo l'eruzione sfruttando le strutture superiori dell'edificio rimaste a vista. Al di sopra di quest'area vi sono i segni di un ulteriore ripopolamento dell'area che poi venne coperta da una nuova eruzione, detta di Pollena, avvenuta nel 472 e della quale resta uno strato di cinerite nel quale sono rimaste impresse le orme dei fuggiaschi.

La cesta di vimini
Pochi sono gli oggetti domestici rinvenuti negli scavi, il che conferma che l'edificio, al momento dell'eruzione, era in fase di ristrutturazione. Fra di essi spicca una cesta di vimini incredibilmente integra con manici laterali.

Le noci
In più parti dell'edificio sono state rinvenute noci integre: nell'ambiente 8 addirittura è venuto alla luce un piatto in sigillata pieno di questo frutto.

La porta scorrevole
I triclini potevano essere chiusi con una transenna di legno che scorreva su ruote. La parte inferiore della transenna e le ruote sono state recuperate nel corso delle indagini.

IMMAGINI DEL SITO

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