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SCHEDA INFORMATIVA A CURA DI ARCHEMAIL

Comune: PRATOLA SERRA (Av)
Sito archeologico: Resti di villa rustica romana, Scavi di basilica paleocristiana, dolmen ("Casa dell'orco")
Ubicazione: Gli scavi della villa rustica romana e della basilica paleocristiana sono in località Pioppi, il dolmen è in località San Michele
Ente di riferimento: Soprintendenza Archeologica di Salerno
Modalità di visita: Per la visita degli scavi, non agevole, rivolgersi alla Soprintendenza archeologica di Salerno; la visita al dolmen è invece libera
Cenni storici:

L'area di Pratola era occupata in età sannitica da un abitato i cui resti sono venuti alla luce di recente presso lo stabilimento dell'ex Alfa-Nissan. Si trattava di un insediamento del quale non si conosce ancora la consistenza ed il nome. Di sicuro esso sorse alla confluenza delle strade che da Aeclanum e da Beneventum conducevano ad Abellinum. L'area venne occupata in età romana da diverse ville rustiche che sfruttavano intensamente le possibilità agricole del luogo. Il rinvenimento di un tratto di acquedotto del periodo romano che da Serino conduceva verso Benevento testimonia l'importanza dell'area.

Illustrazione del sito: In località Pioppi, all'indomani del terremoto del 1980, si iniziò lo scavo (mai completato) di una grandiosa villa rustica romana che occupava l'intera collina. Lo scavo ha riguardato il settore termale che risale all'inizio del II secolo d.C. con alcuni rifacimenti operati nei due secoli successivi. La funzione termale degli ambienti è testimoniata dalla presenza di "suspensurae" in alcuni di essi. Nel corso del 1981, lo scavo venne ampliato ad un altro settore della villa, adibito a magazzini, dove venne alla luce una basilica costruita nel VI secolo d.C. sulle fondazioni della villa. La Basilica, identificata con quella di "San Iohannis de Pratula" menzionata da alcuni autori del '300, era formata da un nartece, un grande vano monoabsidato e da un sepolcreto. La basilica di Pratola Serra sorse a circa un chilometro da quella dell'Annunziata a Prata: la prima a destra del fiume Sabato, su un altopiano oggi chiamato Pioppi; la seconda a sinistra dello stesso fiume. A Pioppi gli scavi, iniziati nel 1981, hanno riportato alla luce un edificio annesso ad altri locali che ci indicano l'esistenza di una comunità operosa e prospera. Infatti all'esterno della grande aula monoabsidata c'erano alcuni ambienti che venivano utilizzati dal clero o come sacrestia. Su questo altopiano di Pratola si sovrapposero nel passare degli anni una villa romana e una chiesa altomedievale con sepolcro e battistero. Infatti tra il II e il III secolo d.C. fu costruita sul pianoro di Pratola una villa rustica e a circa 200 m dalle strutture termali della villa, trovarono posto i magazzini e i granai. Proprio su quest'area fu costruita, dalla seconda metà del VI secolo in poi, la chiesa e furono restaurati alcuni ambienti della fattoria romana, che nell'alto medioevo continuarono ad essere abitati. La chiesa è costituita da un'auto monobsidata con anteposto un nartece per i neocatecumeni. L'ampia abside occupa quasi tutto il fronte dell'aula ed è profonda 4,20 m. l'aula contiene un ciborio, seguito da una scuola cantorum. Più a nord è stato individuato un sacello, forse una memoria, a pianta quadrata con tracce di un probabile protiro. Adiacente alla chiesa v'era il battistero a pianta quadrata ed absidato. A sud-ovest due vani costituivano forse la canonica. Ad est del battistero si individuava un altro locale. A circa 200 m hanno portato alla luce la zona delle terme della villa romana. Tra la fine del VI secolo e l'inizio del VII secolo abbiamo l'insediamento alto medievale longobardo in relazione all'occupazione e alla gestione del territorio durante la prima costituzione del Ducato di Benevento. La planimetria della chiesa richiama molto l'architettura del mondo tardo-imperiale romano. Infatti è nota l'origine delle basiliche altomedievali dalle grandiose architetture pubbliche e private di età imperiale. Questo fenomeno veniva alimentato sia dai Bizantini, sia dai Longobardi, accomunati dal desiderio di stabilire una continuità col mondo imperiale romano. La Basilica di San Giovanni di Pratola è una chiesa battesimale della fine del VI secolo e l'inizio del VII secolo. La tipologia delle tombe a casse di Tufo con lastroni di copertura riecheggia i sarcofagi romani. Una chiesa battesimale nell'alto medioevo era concepita come servizio per la comunità. Il VII fu il secolo della completa cristianizzazione delle popolazioni rurali e ciò avvenne attraverso la diffusione di chiese battesimali, anche di piccole dimensioni, dipendenti dai vescovi. Ma il San Giovanni di Pratola non rientra nel gruppo di queste piccole chiese di campagna; lo dimostrano il suo eccezionale sviluppo architettonico e i preziosi materiali funerari recuperati dalle tombe. Il nostro monumento dista circa da Atripalda circa 8 Km, appare isolato nelle campagne, ma nessuno dei suoi manufatti, dall'architettura ai doni funerari, consente di ritenerlo il prodotto di un ambiente rurale. La maggior parte delle tombe fu depredata durante l'età angioina, quando la zona fu rifrequentata, perché i doni funerari erano preziosi. Sono state recuperate sette croci d'argento e una d'oro, che insieme ai sudari dimostrano che gli inumati appartenevano ad una classe agitata. Proprio i tessuti del sudario, guarniti da motivi d'oro a zig zag, importati dall'oriente, più delle stesse croci di metallo nobile, rivelano la presenza tra i frequentanti il complesso ecclesiastico di signori eminenti, padroni della terra, personaggi e famiglie potenti.
La cattedrale di Pratola da un punto di vista strutturale trova molte analogie con la cattedrale di Aeclanum, soprattutto con il battistero che però si presenta separato dal corpo della basilica e che forma cruciforme non solo internamente ma anche esternamente (mentre a Pratola è inserito un corpo triangolare). Tra l'altro anche la cattedrale di Aeclanum subì un processo simile a quello di Abbellinum, in quanto fu ricostruita, assieme alla città, attorno al XI secolo in una località diversa, a circa 3 Km dal sito originario. Altra cattedrale in Campania simile al San Giovanni si trova sull'Acropoli di Cuma costruita sulle rovine del cosidetto Tempio di Giove e in cui il battistero si trova in posizione intermedia tra la schola cantorum e il ciborio. Ma ciò che distingue la basilica di Pratola dalle altre è il contesto topografico. Non si tratta di una cattedrale cittadina. Nel contesto campano altomedievale non si trovano situazioni di cattedrali extra moenia, se si eccettua la testimonianza scritta della distribuzione di Nuceria a seguito della quale la cattedrale fu ricostruita a qualche chilometro dalle mura. I corredi funerari reperiti nelle tombe della basilica di Pratola comprendono brocchette con croci incise o colorate di rosso, vestiti piuttosto ricercati, monete, fibule e armi, croci astili di oro e d'argento. Dall'analisi dei materiali rinvenuti e da confronti con fonti scritte riportanti notizie sulle sepolture in periodo altomedioevale (ma non solo), appare evidente l'inserimento di San Giovanni in un mondo culturale bizantino-mediterraneo. I primi cristiani si facevano seppellire con le vesti con cui si erano battezzati; la consuetudine di porre una moneta nella tomba riporta a tradizioni ancora più antiche (il pagamento dell'obolo al traghettatore ultraterreno); le brocchette ricordano la sete dei morti, ma questa credenza è sincretizzata con il simbolo cristiano della croce e con il colore rosso, che ricorda il sangue, deposito dell'anima; le croci astili hanno una grande diffusione sia in oriente che in occidente.

La cosiddetta "Casa dell'orco"
In località S.Michele sorge la cosiddetta "Casa dell'Orco", una semplice costruzione megalitica (tipo "dolmen") che, secondo alcuni studiosi locali, risalirebbe all'epoca preistorica. Essa è costituita da tre pietre alte circa 5 metri e larghe 2, infisse nel terreno una dietro l'altra.

Note:  

IMMAGINI DEL SITO

 

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