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In località Pioppi, all'indomani del
terremoto del 1980, si iniziò lo scavo (mai completato) di una grandiosa
villa rustica romana che occupava l'intera collina. Lo scavo ha riguardato
il settore termale che risale all'inizio del II secolo d.C. con alcuni
rifacimenti operati nei due secoli successivi. La funzione termale degli
ambienti è testimoniata dalla presenza di "suspensurae" in alcuni di essi.
Nel corso del 1981, lo scavo venne ampliato ad un altro settore della villa,
adibito a magazzini, dove venne alla luce una basilica costruita nel VI
secolo d.C. sulle fondazioni della villa. La Basilica, identificata con
quella di "San Iohannis de Pratula" menzionata da alcuni autori del '300,
era formata da un nartece, un grande vano monoabsidato e da un sepolcreto.
La basilica di Pratola Serra sorse a circa un chilometro da quella
dell'Annunziata a Prata: la prima a destra del fiume Sabato, su un altopiano
oggi chiamato Pioppi; la seconda a sinistra dello stesso fiume. A Pioppi gli
scavi, iniziati nel 1981, hanno riportato alla luce un edificio annesso ad
altri locali che ci indicano l'esistenza di una comunità operosa e prospera.
Infatti all'esterno della grande aula monoabsidata c'erano alcuni ambienti
che venivano utilizzati dal clero o come sacrestia. Su questo altopiano di
Pratola si sovrapposero nel passare degli anni una villa romana e una chiesa
altomedievale con sepolcro e battistero. Infatti tra il II e il III secolo
d.C. fu costruita sul pianoro di Pratola una villa rustica e a circa 200 m
dalle strutture termali della villa, trovarono posto i magazzini e i granai.
Proprio su quest'area fu costruita, dalla seconda metà del VI secolo in poi,
la chiesa e furono restaurati alcuni ambienti della fattoria romana, che
nell'alto medioevo continuarono ad essere abitati. La chiesa è costituita da
un'auto monobsidata con anteposto un nartece per i neocatecumeni. L'ampia
abside occupa quasi tutto il fronte dell'aula ed è profonda 4,20 m. l'aula
contiene un ciborio, seguito da una scuola cantorum. Più a nord è stato
individuato un sacello, forse una memoria, a pianta quadrata con tracce di
un probabile protiro. Adiacente alla chiesa v'era il battistero a pianta
quadrata ed absidato. A sud-ovest due vani costituivano forse la canonica.
Ad est del battistero si individuava un altro locale. A circa 200 m hanno
portato alla luce la zona delle terme della villa romana. Tra la fine del VI
secolo e l'inizio del VII secolo abbiamo l'insediamento alto medievale
longobardo in relazione all'occupazione e alla gestione del territorio
durante la prima costituzione del Ducato di Benevento. La planimetria della
chiesa richiama molto l'architettura del mondo tardo-imperiale romano.
Infatti è nota l'origine delle basiliche altomedievali dalle grandiose
architetture pubbliche e private di età imperiale. Questo fenomeno veniva
alimentato sia dai Bizantini, sia dai Longobardi, accomunati dal desiderio
di stabilire una continuità col mondo imperiale romano. La Basilica di San
Giovanni di Pratola è una chiesa battesimale della fine del VI secolo e
l'inizio del VII secolo. La tipologia delle tombe a casse di Tufo con
lastroni di copertura riecheggia i sarcofagi romani. Una chiesa battesimale
nell'alto medioevo era concepita come servizio per la comunità. Il VII fu il
secolo della completa cristianizzazione delle popolazioni rurali e ciò
avvenne attraverso la diffusione di chiese battesimali, anche di piccole
dimensioni, dipendenti dai vescovi. Ma il San Giovanni di Pratola non
rientra nel gruppo di queste piccole chiese di campagna; lo dimostrano il
suo eccezionale sviluppo architettonico e i preziosi materiali funerari
recuperati dalle tombe. Il nostro monumento dista circa da Atripalda circa 8
Km, appare isolato nelle campagne, ma nessuno dei suoi manufatti,
dall'architettura ai doni funerari, consente di ritenerlo il prodotto di un
ambiente rurale. La maggior parte delle tombe fu depredata durante l'età
angioina, quando la zona fu rifrequentata, perché i doni funerari erano
preziosi. Sono state recuperate sette croci d'argento e una d'oro, che
insieme ai sudari dimostrano che gli inumati appartenevano ad una classe
agitata. Proprio i tessuti del sudario, guarniti da motivi d'oro a zig zag,
importati dall'oriente, più delle stesse croci di metallo nobile, rivelano
la presenza tra i frequentanti il complesso ecclesiastico di signori
eminenti, padroni della terra, personaggi e famiglie potenti.
La cattedrale di Pratola da un punto di vista strutturale trova molte
analogie con la cattedrale di Aeclanum, soprattutto con il battistero che
però si presenta separato dal corpo della basilica e che forma cruciforme
non solo internamente ma anche esternamente (mentre a Pratola è inserito un
corpo triangolare). Tra l'altro anche la cattedrale di Aeclanum subì un
processo simile a quello di Abbellinum, in quanto fu ricostruita, assieme
alla città, attorno al XI secolo in una località diversa, a circa 3 Km dal
sito originario. Altra cattedrale in Campania simile al San Giovanni si
trova sull'Acropoli di Cuma costruita sulle rovine del cosidetto Tempio di
Giove e in cui il battistero si trova in posizione intermedia tra la schola
cantorum e il ciborio. Ma ciò che distingue la basilica di Pratola dalle
altre è il contesto topografico. Non si tratta di una cattedrale cittadina.
Nel contesto campano altomedievale non si trovano situazioni di cattedrali
extra moenia, se si eccettua la testimonianza scritta della distribuzione di
Nuceria a seguito della quale la cattedrale fu ricostruita a qualche
chilometro dalle mura. I corredi funerari reperiti nelle tombe della
basilica di Pratola comprendono brocchette con croci incise o colorate di
rosso, vestiti piuttosto ricercati, monete, fibule e armi, croci astili di
oro e d'argento. Dall'analisi dei materiali rinvenuti e da confronti con
fonti scritte riportanti notizie sulle sepolture in periodo altomedioevale
(ma non solo), appare evidente l'inserimento di San Giovanni in un mondo
culturale bizantino-mediterraneo. I primi cristiani si facevano seppellire
con le vesti con cui si erano battezzati; la consuetudine di porre una
moneta nella tomba riporta a tradizioni ancora più antiche (il pagamento
dell'obolo al traghettatore ultraterreno); le brocchette ricordano la sete
dei morti, ma questa credenza è sincretizzata con il simbolo cristiano della
croce e con il colore rosso, che ricorda il sangue, deposito dell'anima; le
croci astili hanno una grande diffusione sia in oriente che in occidente.
La cosiddetta "Casa dell'orco"
In località S.Michele sorge la cosiddetta "Casa dell'Orco", una semplice
costruzione megalitica (tipo "dolmen") che, secondo alcuni studiosi locali,
risalirebbe all'epoca preistorica. Essa è costituita da tre pietre alte
circa 5 metri e larghe 2, infisse nel terreno una dietro l'altra. |