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SCHEDA INFORMATIVA
A CURA DI ARCHEMAIL |
Comune: |
CASTELLAMMARE
DI STABIA (Na) |
Sito archeologico: |
Villa di
Arianna (villa romana) |
Ubicazione: |
Via Passeggiata
Archeologica |
Ente di riferimento: |
Soprintendenza
Archeologica di Pompei - Ufficio scavi di Stabia (tel.0818714541) |
Modalità di visita: |
gli scavi sono
aperti tutti i giorni dalle ore 8,30 alle ore 17 (da novembre a marzo) o
alle ore 19,30 (da aprile ad ottobre). Sono chiusi il 1° gennaio, il 1°
maggio ed il 25 dicembre. Il biglietto, comprendente l'ingresso anche alla
Villa di San Marco, di è di 5 euro da 25 a 65 anni e di 2,50 euro da 18 a 25
anni (gratuito per gli altri). |
Cenni storici: |
L’area nella quale
dovette sorgere l’antica città di Stabiae era attraversata fin dall’VIII
-VII sec. a.C. che dal porto posto alla foce del Sarno doveva condurre
nell’entroterra in direzione di Nuceria. Proprio a questo periodo risalgono
le tombe a cassa in blocchi di tufo o calcare ritrovate nella necropoli di
Santa Maria delle Grazie (sull’attuale strada per Gragnano) che hanno
forniti corredi tombali con oggetti ceramici, di bronzo ed in ferro. Nella
stessa area ed in altre poste nelle vicinanze di Castellammare di Stabia
sono venute alla luce altre necropoli con corredi ricchissimi che vanno
dall’VIII fino al I secolo a.C. e che testimoniano la continuità di un
abitato che, peraltro, non è stato ancora completamente individuato.
Di sicuro l’abitato stabiese condivise le sorti storiche dell’intera vallata
del Sarno. Dall’VIII e fino al V secolo a.C. esso fece parte dell’ambito
politico-culturale etrusco. Successivamente, con l’arrivo dei Sanniti, entrò
a far parte della confederazione nucerina adottando la struttura politica ed
amministrativa di Nuceria della quale divenne anche il porto militare. Con
l’arrivo dei Romani, nella guerra sociale degli alleati italici contro Roma
per ottenere il diritto alla cittadinanza romana, la confederazione nucerina
alla fine si schierò con gli italici ed a causa della sua posizione
strategica, Stabiae venne distrutta da Silla il 30 aprile dell’89 a.C. Da
tale completa distruzione Stabiae non si risollevò più riducendosi a centro
termale e di villeggiatura. L’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. seppellì
anche le ville stabiane, ma la zona non venne completamente abbandonata ed
ancora nel secolo successivo alcune testimonianze esaltano le virtù delle
acque termali stabiane.
I primi ritrovamenti nel territorio stabiano si hanno nel settecento. Furono
i Borboni a portare alla luce ben diciotto ville nella zona comprese quelle
di S. Marco e di Arianna. Esse finirono per essere depredate e ricoperte.
Solo nel 1950, per iniziativa di Libero D’Orsi si iniziarono scavi regolari
che hanno riportato alla luce le ville oggi visitabili.
Le scarse testimonianze sull’abitato stabiano ne hanno reso molto difficile
l’ubicazione e la ricostruzione. L’area urbana sembrerebbe localizzata nella
zona orientale a monte della città moderna. Confermerebbero tale ipotesi la
strada con botteghe scavata a nord-est della villa di San Marco e
l’individuazione della mura sannitiche a circa 200 metri dalla stessa villa.
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Illustrazione del sito: |
Esplorata in
parte e saccheggiata in epoca borbonica, la cosiddetta Villa di Arianna si
estende sul ciglio della collina di Varano in posizione panoramica. Deve il
suo nome al quadro principale del triclinio estivo raffigurante Arianna.
Si accede alla villa attraverso una scala che immette in un ampio perisitlio
con colonne in opera listata (due filari di laterizi e uno di blocchetti di
tufo) rivestite in stucco bianco. L’ambiente misura 104 metri in lunghezza
ed 81 metri in larghezza, ma attualmente non è stato interamente scavato. Su
lato dal quale si accede oggi, sono situate sulla sinistra dell’ingresso
alcune stanze decorate con mosaici di buona fattura. Sembra probabile che il
peristilio, orientato diversamente rispetto al resto della villa, sia stato
aggregato successivamente al complesso. Da un passaggio sulla destra si
accede ad un passaggio panoramico lungo il quale si aprono una serie di
ambienti. Si incontrano subito una diaeta con anticamera decorate con uno
zoccolo figurato giallo (paesaggi), predella bianca (con mostri marini e
paesaggi con pigmei) e zona mediana bianca (con tralci e coppie di amorini
in volo al centro dei pannelli). Segue un bel triclinio estivo che evidenzia
il perfetto gioco di luci ed ombre creato grazie a larghe finestre e pozzi
di luce laterali. A seguire è un’altra diaeta posta simmetricamente a quella
precedente rispetto al triclinio estivo. L’anticamera ha il pavimento a
mosaico bianco con rettangoli neri e zoccolo figurato nero. La diaeta ha
pavimento a mosaico bianco con meandri e quadrati neri e zoccolo figurato
giallo. Alle pareti è una raffinata decorazione con candelabri, coppie di
figurine aggrappate a tralci, uccelli, farfalle e cavallette. Alcuni
particolari furono distaccati dai Borboni (in parte sono al Museo Nazionale
di Napoli).
Proseguendo nel percorso si entra in un piccolo corridoio: a destra è una
stanza che presenta una decorazione molto particolare. Si tratta di una
folta rete di diagonali e di orizzontali e verticali impresse con un
cordoncino nell’intonaco fresco così da creare l’illusione di "piastrelle",
successivamente dipinte. Le raffigurazioni presentano amorini, uccelli,
figure femminili, medaglioni e rosette. Lo zoccolo rosso presenta mostri
marini cavalcati da amorini e figure umane. Continuando a percorrere il
corridoio si giunge a due cubicoli. Quello a destra dipinto in giallo
conteneva quadretti con satiri e guerrieri sdraiati. Quello di sinistra
dipinto in rosso cupo, lo zoccolo nero era ornato di figure femminili
sedute. Al centro delle pareti sono Menadi ed amorini.
Usciti dal corridoio si incontra una stanza d’angolo con pitture rovinate
perché picchettate dagli scavatori borbonici al fine di impedire che altri
potessero impossessarsene. Si entra poi in un ampio triclinio con affreschi
di quarto stile. Nella parete di fondo il quadro centrale raffigura Arianna
abbandonata da Teseo a Nasso mentre dorme in grembo al Sonno e Dioniso la
scopre. Il quadro a destra nell’anticamera raffigura Ganimede rapito
dall’aquila e portato davanti al trono di Giove.
Si entra così nel reparto balneare della villa attraverso un cortile con
vasca sul quale si apre a destra la cucina. Addentrandosi si nota a destra
il calidarium absidato con vasca preceduto dal praefurnium. Ritornati sul
lungo camminamento panoramico si entra nell’atrio tuscanico della villa
decorate con affreschi del terzo stile. Nello zoccolo delle pareti
dell’impluvio si conserva ancora qualche traccia del rivestimento marmoreo
originario. Nel cubicolo a destra il pavimento a mosaico presenta un
singolare motivo di "scendiletto" tra anticamera ed alcova. Dal fondo
dell’atrio si accedeva ad un peristilio quadrato scavato in epoca borbonica
e poi ricoperto. Ai lati sono due cubicoli con decorazione di secondo stile
a finta incrostazione con soffitto a cassettoni. Usciti dall’atrio si
raggiunge un piccolo cortile con scala di accesso al primo piano. Aldilà del
cortile si nota un vicolo che separa la villa di Arianna dal cosiddetto
secondo complesso di Varano. Degli ambienti che seguono sono da ammirare i
pavimenti a mosaico a fondo nero e gli affreschi del terzo stile molto
frammentati. In fondo è il peristilio in parte franato per lo smottamento
del terreno a valle. |
Situazione attuale: |
Discreta |
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IMMAGINI DEL SITO |
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