06/01/2008
PANNELLATURA DIDATTICA AL VILLAGGIO PREISTORICO
L’Associazione Meridies comunica che, nell’ambito degli
interventi di miglioramento della fruibilità turistica e della migliore
“leggibilità” didattica dell’area archeologica del Villaggio Preistorico
di Nola, dalla prossima apertura domenicale, prevista per il 13 gennaio
dalle 10.00 alle 13.00 (domenica 6 gennaio il sito resterà chiuso per la
giornata festiva), sarà possibile visitare l’area con l’ausilio di una
semplice e sintetica pannellatura composta da una decina di tabelle dove
sono illustrate le modalità di rinvenimento, la tipologia costruttiva
delle strutture capannicole, l’agricoltura, l’artigianato, le credenze
religiose e la vita quotidiana. E’ stata realizzata anche una tabella in
inglese per i turisti stranieri. “Abbiamo creato questo semplice
supporto informativo – ha esordito Michele Napolitano di Meridies –
perché, in questo modo, i numerosi visitatori che vengono ad ammirare le
capanne di 4.000 anni fa, avranno la possibilità di soffermarsi sui vari
aspetti di questa affascinante comunità distrutta dalla tremenda
eruzione detta delle “Pomici di Avellino” intorno al 1700 a.C. Questi
pannelli fanno parte di una prima azione di abbellimento e di
miglioramento della fruibilità del sito che prevedrà altri interventi in
seguito. Tale iniziativa è stata realizzata con i nostri fondi e grazie
alla collaborazione dell’Assessorato ai BB.CC. della Provincia di Napoli
diretto da Antonella Basilico e della Soprintendenza Archeologica di
Napoli e Caserta ed Andante Travel di Londra. Speriamo presto di poter
rendere ancora più bella l’area e, magari, ricostruire una delle capanne
in loco”.

05/10/2007
NUOVAMENTE FRUIBILE IL VILLAGGIO PROTOSTORICO DI NOLA
È stato liberato dalle erbacce e dalle acque sporche e domenica,
dopo una pausa durata oltre quattro mesi, riaprirà al pubblico. Per il
villaggio della preistoria di via Polveriera riprende una stagione
turistica bruscamente interrotta dalle condizioni di degrado in cui ha
versato il sito. Con l'acqua di falda che aveva praticamente inondato i
calchi delle capanne di quattromila anni fa ed il fitto fogliame ad
ostruire la visuale dei preziosi reperti, non si sarebbe certo mostrata,
ai tanti appassionati che accorrono in città, la faccia migliore di un
sito che gli esperti internazionali hanno definito «la Pompei della
preistoria». Restituiti dignità e decoro al complesso
archeologico si torna, quindi, a metterlo in vetrina, tra la
soddisfazione di tutti quelli che hanno collaborato per ripulirlo ed
asciugarlo. Al lavoro, per oltre due settimane, sono stati gli operatori
incaricati dalla Soprintendenza archeologica
di Napoli e Caserta, quelli inviati dall'assessorato all'ambiente
del comune di Nola ed i volontari dell'associazione Meridies che curano
anche la visite guidate al sito. Decisivo anche l'intervento della Gori,
la società che si occupa della gestione del servizio idrico, che ha,
infatti, provveduto ad installare un sistema di idrovore che hanno
riportato il livello dell'acqua, proveniente dalla falda sotterranea,
sotto la soglia ritenuta pericolosa per la staticità delle capanne.
«Siamo contenti di poter di nuovo dare la possibilità ai turisti e agli
studiosi - ha sottolineato Angelo Amato de Serpis, presidente dei
volontari di Meridies - di visitare l'area archeologica
del Villaggio Preistorico di Nola. Durante la chiusura del sito
abbiamo scelto di non disattendere le richieste dei tanti turisti
stranieri interessati al complesso». Si riparte, dunque, con la
consapevolezza che, nonostante i problemi, le capanne costituiranno
ancora la meta selezionata da numerosi visitatori. D'altronde i numeri
invitano all'ottimismo: in soli dieci mesi sono state registrate oltre
dodicimila presenze. Un numero consistente se si considera che la
promozione del complesso è ancora affidata al tamtam dei volontari ed al
passaparola di chi ha visto con i propri occhi l'eccezionale
ritrovamento. «Se le istituzioni ci daranno una mano - anticipa ancora
Angelo Amato - siamo pronti a migliorare l'offerta turistica ed a
collaborare con la soprintendenza per rendere il villaggio più fruibile
sotto il profilo didattico». Si pensa alla realizzazione di una
recinzione costituita da panelli didattici ed alla simulazione di scavi
archeologici per gli
studenti. Tutto in ogni caso dipenderà anche dalla disponibilità
dell'amministrazione comunale alla quale l'associazione lancia un
appello. «Noi speriamo che, come avvenuto con l'assessorato alle aree
archeologiche della
Provincia di Napoli, che si è impegnato a darci una mano nella opera di
tutela e fruizione del sito, anche il comune di Nola faccia la propria
parte, perché il Villaggio Preistorico di Nola è innanzitutto un
patrimonio della città, oltre che di tutta l'umanità» conclude Angelo
Amato. Mobilitazione, dunque, è la parola d'ordine per la salvaguardia e
la tutela di una struttura mentre si continua ad attendere lo
stanziamento dei fondi necessari alla realizzazione del parco
archeologico, che, oltre Nola, comprende anche
San Paolo Belsito. Il progetto disegnato dalla soprintendenza, d'altra
parte, è alquanto ambizioso e mira a trasformare le aree in questione
nel complesso più importante del Meridione d'Italia.
15/04/2007
ALLAGATO IL VILLAGGIO PROTOSTORICO DI NOLA
Il villaggio della preistoria annega e chiude i battenti. Cancelli
sbarrati, da domenica prossima, a turisti ed appassionati di
archeologia. La falda acquifera che si sviluppa sotto l'area che
accoglie l'insediamento dell'età del bronzo si è innalzata nonostante le
idrovore sistemate dalla Gori. Proprio come 4000 anni fa, quando le
capanne degli avi dei nolani furono ingoiate da lava e fango, si torna a
tremare per il destino dei reperti che hanno sopravvissuto alla violenza
di un'eruzione vulcanica ed a quella di una potente alluvione. Nel
fazzoletto di terra recintato di via Polveriera, l'acqua ha superato il
limite delle passatoie sistemate per favorire l'accesso ai visitatori.
Ma la soppressione degli appuntamenti settimanali con il prestigioso
sito che sorge a Croce di papa a Nola, rappresenta solo il male minore
di una condizione che vede in pericolo il destino di un insediamento
dalla straordinaria valenza storica, scientifica e culturale. E si tenta
di correre ai ripari. La soprintendenza archeologica ha disposto
l'imminente arrivo di una squadra d’esperti che studierà il fenomeno e
valuterà gli interventi da effettuare per evitare che i calchi delle
capanne della preistoria si trasformino in una poltiglia di fango.
«Predisporremo un efficace sistema di pompe, come quello utilizzato a
Pozzuoli ed a Cuma, che possa contenere il livello dell'acqua»: Giuseppe
Vecchio, responsabile della soprintendenza archeologica pensa ad una
soluzione definitiva per arginare il rischio d’allagamento nel villaggio
della preistoria le cui cause, secondo l'archeologo sarebbero imputabili
«al dissesto idrogeologico forse favorito dall'innalzamento di una
barriera in qualche punto della città». D'altra parte quanto accaduto
nelle ultime ore non rappresenta un'emergenza nuova. Lo testimoniano gli
interventi d'urgenza dei vigili del fuoco e soprattutto gli sforzi
compiuti per sistemare nell'insediamento un sistema aspirante per tenere
sotto controllo il livello dell'acqua. Provvedimenti tampone che fino ad
oggi hanno evitato il peggio ma che, viste le attuali condizioni del
sito, si dimostrano insufficienti. «Ci auguriamo che si agisca in tempi
rapidi. Le capanne sono in serio pericolo» dice preoccupato Angelo Amato
De Serpis, presidente di Meridies, l'associazione i cui volontari si
sono occupati di promuovere il villaggio attraverso le aperture
settimanali e le visite organizzate di scolaresche e studiosi. «In
questi mesi - sottolinea ancora Amato De Serpis - abbiamo consentito a
più di 12.000 turisti di visitare il villaggio, quest’ultimo problema è,
probabilmente, più grande di noi».
01/09/2006
IL SITO ANCORA IN MANO AI PRIVATI E SCATTA L'ALLARME
L’allarme era stato lanciato ieri dal nostro giornale: il villaggio
preistorico, uno degli esempi meglio conservati risalenti all’Età del
Bronzo, non avrebbe riaperto. Il motivo? La mancanza di fondi per la
gestione finora garantita da un gruppo di volontari. Ma la Provincia
raccoglie l’appello del presidente di Meridies e promette: impegneremo
noi i fondi necessari a tenere aperto il sito archeologico. Ad
assicurare impegno e risorse è Antonella Basilico, assessore provinciale
ai Beni culturali: «Con il presidente Riccardo Di Palma creeremo le
condizioni per assicurare l'apertura della struttura per questo scorcio
del 2006 e per tutto il 2007. Quello della completa fruibilità dei beni
culturali della provincia di Napoli - spiega ancora l'assessore Basilico
- è una delle priorità a cui tengo di più». E a dirsi «felice della
soluzione prospettata» è il presidente dell'associazione culturale
Meridies: «Ci fa piacere che il nostro grido d'allarme - sottolinea
Angelo Amato De Serpis - sia stato raccolto. La Provincia si è impegnata
a sostenere gli sforzi che costantemente mettiamo in campo per sottrarre
le capanne dall'oblio. Speriamo che da ora in poi non ci si dimentichi
più di questo gioiello dell’archeologia». Domenica prossima le porte
dell'area resteranno ancora chiuse ma non si esclude che tra quindici
giorni le visite settimanali potranno riprendere. Martedì intanto è
attesa la visita dell'assessore Basilico che ieri stesso ha avviato
l'iter burocratico che concretizzerà l'impegno assicurato dalla
Provincia di Napoli. Tirato un sospiro di sollievo per la paventata
chiusura ai visitatori del complesso archeologico resta l'apprensione
per lo stato in cui versano i reperti. Se infatti le idrovore sistemate,
grazie alla collaborazione della Gori (la società che gestisce le
risorse idriche in città), hanno evitato che le capanne affondassero
sotto i metri di acqua provenienti dalla falda acquifera circostante,
resta il problema dei rivoli che stanno scavando veri e propri solchi
intorno ai calchi delle abitazioni a forma di ferro di cavallo
realizzate degli uomini della preistoria. Il nodo della conservazione di
un tesoro che ha «resistito» all'eruzione vulcanica e alla successiva
alluvione resta dunque ancora da sciogliere. Il progetto messo a punto
dalla sovrintendenza archeologica di Napoli, oltre che alla
valorizzazione guarda con attenzione anche alla salvaguardia
dell'insediamento. Ma per questo bisognerà attendere ancora.
«Tra qualche giorno incontrerò il ministro Francesco Rutelli e, oltre
che di Pompei e delle altre zone archeologiche più famose della nostra
regione, gli parlerò anche di Nola»: da Venezia, dove si trova per
impegni istituzionali legati alla Mostra del Cinema, Marco Di Lello,
assessore ai Beni culturali della Campania, annuncia di voler investire
l'esecutivo nazionale della valorizzazione del villaggio della
preistoria. E intanto come procede l'iter per l'acquisizione dell'area
che accoglie le capanne? «Ormai è fatta. Il sito sarà definitivamente
acquisito al patrimonio pubblico». Come mai è trascorso tanto tempo
dalla manifestazione di volontà espressa dalla giunta regionale? «Se
sono trascorsi due anni dalla decisione di acquisire l'area in cui sorge
il villaggio nolano è perché, dopo la deliberazione della giunta
regionale, sono sopraggiunti degli intoppi di carattere burocratico. A
rallentare l'iter anche un contenzioso con l'ufficio erariale. L'impasse
adesso però è stata superata». Pur essendo importanti e prestigiosi i
tesori di Nola, così come tutti quelli che appartengono al patrimonio
culturale minore, fanno costantemente i conti con la mancanza di
progetti di sviluppo e finanziamenti. Perché? «Il Nolano rientra a pieno
titolo tra i territori da valorizzare. Non è un caso se alla zona è
stato destinato uno dei 12 Pit. Un'iniziativa che abbiamo pensato 6 anni
fa, in tempi non sospetti dunque». E allora perché non si decolla?
«Prima di far venire i turisti dobbiamo essere pronti. Tutti: Regione,
Provincia e Comune. E poi c'è il tema della gestione, non possiamo che
essere grati ai volontari delle associazioni ma non è questa la strada.
Dobbiamo sederci intorno ad un tavolo e discutere del futuro».
Le risorse economiche mancano e il villaggio della Preistoria di Nola
chiude: l'eccezionale ritrovamento dell'età del bronzo, trascorsa la
pausa estiva, non riaprirà i battenti ai visitatori. Meridies,
l'associazione di volontariato che fino ad oggi si è occupata di
promuovere il sito e di accogliere turisti e studiosi italiani e
stranieri ha gettato la spugna: «È un'impresa troppo onerosa che ha
bisogno del concorso delle istituzioni». «Tra mille difficoltà - incalza
Angelo Amato De Serpis, presidente di Meridies - siamo riusciti a tenere
alta l'attenzione sul sito e i risultati non sono mancati. Oggi però non
siamo più nelle condizioni di farlo. Ci abbiamo rimesso di tasca nostra
e nonostante tutto siamo andati avanti tra l'indifferenza delle
istituzioni». L'affondo è duro e dura è la decisione di cancellare, a un
anno di distanza dal suo varo, l'iniziativa promozionale che prevedeva
l'apertura settimanale al pubblico del parco archeologico. E il tutto
nonostante le continue richieste. Come quelle giunte da parte di un
gruppo di turisti londinesi, che oltre a Pompei ha scelto di visitare
Nola, e di una delegazione di studiosi proveniente dall'università di
Monaco di Baviera. Insomma, a più di quattro ani di distanza dal
ritrovamento delle capanne abitate dagli uomini della preistoria, la
strada per il recupero definitivo dell'area e per la realizzazione del
più grande parco preistorico del Meridione è ancora tutta in salita.
Eppure uno spiraglio sembra essersi aperto. Il fazzoletto di terra
dentro il quale sono affiorati i reperti dovrebbe essere acquistato a
breve dalla Regione. Il 3 agosto scorso, con oltre due anni di ritardo
dall’annuncio, la giunta guidata dal governatore Bassolino si è
impegnata a comprare definitivamente il sito. Il valore dell'acquisto è
pari a 750mila euro. Risorse che di fatto serviranno a sbloccare una
situazione che fino ad oggi ha impedito alla sovrintendenza dei beni
archeologici di realizzare il progetto di recupero e di rilancio del
sito. Ma intanto, nell'attesa che si completi l'iter burocratico avviato
a palazzo Santa Lucia, resta l'amaro in bocca per un cancello sbarrato
che impedirà agli amanti della storia e della cultura di ammirare uno
dei tesori più importanti preservati dal tempo e per le condizioni in
cui versa attualmente il ritrovamento che, nonostante l'allestimento di
una idrovora che lo ha posto al riparo dall'acqua proveniente dalla
falda acquifera sottostante, continua a essere in pericolo. «Il livello
dell'acqua fortunatamente è sceso - spiega Angelo Amato De Serpis - ma i
rivoli che si formano intorno ai calchi delle capanne rischiano di
minare la tenuta dei reperti».
Sulla carta le premesse ci sono tutte. Le capanne di Nola e i
ritrovamenti di San Paolo Belsito (dove furono rinvenuti gli scheletri
di un uomo e una donna preistorici pietrificati dalla lava) sono
destinate a diventare il parco archeologico più importante del Sud. Il
progetto, disegnato dalla sovrintendenza archeologica di Napoli e
provincia, giace però in un cassetto perché una delle due aree
interessate, quella di Nola appunto, è ancora di proprietà privata.
L'idea in ogni caso, oltre alla salvaguardia del sito, prevede la
realizzazione di strutture con funzioni didattiche scientifiche e di
servizio, punti di ristoro e sala convegni. Prevista inoltre la
creazione di un museo all'aperto che accoglierà la ricostruzione fedele
di una delle tre capanne rinvenute nel sito. Un salto indietro nel tempo
dunque che non tralascerà neanche l'ambiente che circonda i calchi delle
capanne dove sarà organizzato un orto sperimentale che permetterà di
verificare alcune tecniche utilizzate dagli agricoltori dell'Età del
bronzo. Il sito costituirà un importante punto di riferimento per gli
studiosi che avranno la possibilità di mettere a punto nuove tecnologie
di scavo e di restauro. (Fonte: IL MATTINO)
18/02/2005
ANCHE REGIONE E COMUNE CHIEDONO LA TUTELA UNESCO PER IL SITO DI NOLA
Con viva soddisfazione Meridies comunica che, la proposta avanzata
alla Regione Campania ed al Comune di Nola di chiedere l'inserimento del
Villaggio Preistorico di Nola (la Pompei della Preistoria) nell'elenco
dei beni tutelati dall'UNESCO, è stata positivamente accolta dai due
organismi. La Regione Campania, grazie all'interessamento dell'Assessore
ai BB.CC. On. Marco Di Lello, con nota (prpt. 4155/s.p. del 01.01.2005)
ha richiesto alla Soprintendenza Archeologica di Napoli di attivare
tutte le procedure idonee per procedere alla richiesta d'inserimento del
sito nolano nella lista UNESCO. Il Comune di Nola, grazie
all'interessamento del Sindaco Felice Napolitano e dell'Assessore ai
BB.CC. Agnese Romano, in data 25.01.2005 (delibera di giunta n.16), ha
emanato una delibera per la richiesta della candidatura UNESCO del
villaggio di Nola. "L'eccezionale importanza del villaggio preistorico,
impone una profusione di ogni impegno teso a valorizzare un bene così
importante - ha sottolineato l'Assessore ai BB.CC. On. Marco Di Lello -,
per tali motivi aderisco all'invito dell'Associazione Meridies e faccio
voti affinchè la Soprintendenza Archeologica di Napoli e Caserta voglia
porre in essere quanto necessario per l'avvio dell'iter burocratico".
"L'Amministrazione Comunale - ha inoltre ribadito l'Assessore ai BB.CC.
Agnese Romano - ha accolto immediatamente la proposta di Meridies e la
giunta ha adottato all'unanimità, su mia proposta, una delibera che
impegna il Comune di Nola ad attivare tutti i canali necessari affinchè
tale iniziativa possa avere buon esito. Il Villaggio Preistorico di Nola
è un bene unico al mondo e sarebbe importante una tutela dell'UNESCO".
"Siamo oltremodo soddisfatti per come la nostra iniziativa sia stata
accolta dalla Regione Campania e dal Comune di Nola - ha sottolineato
Angelo Amato de Serpis, presidente di Meridies - perchè il Villaggio
Preistorico di Nola è un bene preziosissimo sia sotto il profilo
turistico che archeologico. Avere la possibilità di preservare un
villaggio dell'età del bronzo antico (18860-1680 a.C. circa), sepolto da
un'eruzione vulcani e conservatosi in maniera straordinaria fino ad oggi
come in nessuna parte del mondo, è un evento eccezionale che merita
tutta la tutela e la valorizzazione possibile. Ringraziamo la Regione
Campania ed il Comune di Nola per aver immediatamente fatto propria la
nostra iniziativa".
15/01/2005
CHIESTA LA TUTELA UNESCO PER IL SITO
Includere il Villaggio Preistorico di Nola nella lista propositiva
che la commissione interministeriale presenta ogni anno al Comitato per
il patrimonio mondiale dell'Unesco. A chiederlo in una lettera al
sindaco di Nola, Felice Napolitano, è il presidente dell'associazione
turistico-culturale “Meridies”, Angelo Amato de Serpis.
Con la missiva, indirizzata anche al sovrintendente ai Beni archeologici
di Napoli e Caserta, Paola Miniero, e all'assessore alla Tutela dei beni
paesistico-ambientali della Regione Campania, Marco Di Lello, il
presidente de Serpis chiede di valutare la possibilità di presentare, al
presidente del gruppo di lavoro interministeriale per la lista del
patrimonio mondiale dell'Unesco, Giuseppe Proietti (direttore generale
per i Beni archeologici del ministero per i beni e le attività
culturali), la proposta di includere il villaggio preistorico di Nola
nella prossima lista propositiva che la commissione presenta al Comitato
per il patrimonio mondiale dell'Unesco.
“La richiesta trova piena motivazione nei criteri di valutazione che l'Unesco
stesso predilige per la scelta dei siti da dichiarare patrimonio
dell'Umanità — spiegano dall’associazione Meridies -. Il villaggio di
Nola è caratterizzato da un'unicità tipologica (a livello mondiale),
essendo il sito più antico e meglio conservato sepolto da un'eruzione
vulcanica”.
Lo stesso presidente de Serpis spiega come si tratti di “una vera e
propria Pompei della Preistoria, unica nel suo genere, che fotografa un
preciso istante (così come a Pompei) della vita quotidiana di un
villaggio dell'Età del Bronzo”.
05/01/2005
PARTONO I LAVORI PER IL PARCO ARCHEOLOGICO DI NOLA
Ancora una buona notizia per il villaggio preistorico: stanno per
iniziare i lavori per il Parco della preistoria. L’area di cinquantamila
metri quadrati, insediamento primitivo con importanti ritrovamenti ,
sarà delimitata, organizzata ed offerta alle comunità locali. Il via
libera,anche stavolta, è arrivato dalla Regione che ha stanziato un
primo finanziamento di 1 milione e 600 euro per i lavori. La zona
archeologica si estende fino a San Paolo Belsito e comprende le località
di “Croce del Papa” e “La Vigna”. Il progetto va avanti da anni,
sostenuto da un ampio schieramento, ma è stato contrassegnato da ricorsi
e contenziosi sugli espropri. La decisione dell’Ente di Santa Lucia,come
previsto, riscuote il plauso di cittadini ed amministratori che la
valutano come un’altro punto qualificante della futura Provincia.
Soddisfatto anche l’Assessore regionale ai Beni Culturali Marco Di Lello
secondo cui la delibera “rilancia l’acquisizione al patrimonio pubblico
di siti culturali della provincia di Napoli”.
06/12/2004
LA REGIONE HA FINALMENTE ACQUISTATO IL SITO ARCHEOLOGICO
Finalmente la Giunta Regionale della Campania, dopo mesi di attesa,
nella seduta del 3 dicembre, ha approvato l'acquisto delle aree
archeologiche del villaggio preistorico di Nola (785.949 euro) e della
località La Vigna di San Paolo Belsito (865.600 euro). Si tratta di un
passo importante per la valorizzazione dei siti e per rendere operativi
i progetti di parchi archeologici della preistoria. Archemail ed il
Gruppo Archeologico Napoletano esprimono viva soddisfazione per quanto
avvenuto.
Parte il piano di valorizzazione di due zone archeologiche nel
comprensorio nolano. La Giunta regionale approva l'acquisizione del
complesso archeologico ubicato nelle località La Vigna del comune di San
Paolo Belsito e a Croce del Papa nel comune di Nola. Via libera, quindi,
alla proposta del presidente, Antonio Bassolino, e dell'assessore
regionale alla Tutela dei beni paesistico-ambientali, Marco Di Lello.
Il provvedimento prevede lo stanziamento di 1.657.499,20 euro, di cui
865.600 per San Paolo Belsito e 785.949 per Nola. “Saranno acquisiti al
patrimonio pubblico 50.195 metri quadrati, di cui 44.800 relativi alla
Vigna e 5.395 relativi a Croce del Papa — spiega un comunicato di
Palazzo Santa Lucia -. Le valutazioni economiche sono state eseguite
dall'Agenzia del territorio su richiesta della Regione. L'intervento
consente di sottrarre una rilevante zona paesaggistica di proprietà di
privati da processi di espansione edilizia. In parte dei terreni,
infatti, era prevista la realizzazione di insediamenti edilizi:
residenze, attrezzature e attività terziarie”. Il sito archeologico
ritrovato a Croce di Nola risalirebbe all’età del bronzo, mentre a San
Paolo Belsito è presente un complesso collinare nelle località di
Montesano, La Vigna e La Starza, dove si trovano insediamenti sepolti da
un’eruzione avvenuta circa 3500 anni fa. Durante gli scavi sono state
riportate alla luce alcune testimonianze di un villaggio preistorico in
un’area dove la Regione vuole creare un parco archeologico: uno degli
otto Itinerari culturali dei Progetti integrati del Por Campania
2000-2006 denominato “Valle dell'Antico Clanis” (Antica terra di miti e
di dèi) per il quale si prevede un investimento di 20.108.249,32 euro
(tra risorse Por pari a 13.394.309,63 euro e risorse private pari a
6.713.939,69 euro). Il progetto propone la realizzazione di un
itinerario culturale su di un territorio che, sullo sfondo naturalistico
del Parco del Partenio, viene considerato come un unico parco
archeologico a tema. “L'avventura nel tempo” proposta, va dalla
preistoria al Medioevo. Sono, inoltre, previsti aiuti alle imprese nel
settore alberghiero e dei servizi e la costituzione di un'agenzia di
sviluppo del territorio. Sul fronte San Paolo Belsito-Nola l'azione
congiunta di Regione e Soprintendenza per i beni archeologici di Napoli
e Caserta scongiura il pericolo di nuovi insediamenti edilizi e consente
di avviare un intervento, in un'area strategica, di valorizzazione delle
tante testimonianze archeologiche ivi esistenti. L'acquisizione delle
aree consente, inoltre, di attuare il progetto della Soprintendenza e
dell'Assessorato regionale ai Beni culturali che punta alla creazione di
un parco archeologico della Preistoria nell'ambito del Pit Valle
dell'Antico Clanis. Già negli scorsi mesi la Regione ha acquisito beni
storici e archeologici, sottraendoli a una destinazione che contrastava
con la programmazione regionale di tutela dei beni culturali, una
filiera che in Campania è tra la fonti principali per lo sviluppo dei
territori interessati. Già acquistati siti quali il complesso del Parco
archeologico di Pausyllipon a Napoli, lo stadio di Antonino Pio a
Pozzuoli e l'isolotto de “Li Galli” a Positano. Obiettivo: investire
risorse nel campo dei beni culturali e ambientali, quale fonte su cui
far leva per lo sviluppo sociale ed economico della regione. Per
ampliare il patrimonio dei beni culturali campani sono stati investiti 4
milioni di euro. Di Lello ribadisce poi che il complesso di Nola e San
Paolo è “destinato a diventare un’interessante attrazione turistica così
da arricchire il patrimonio culturale della nostra regione. Questa
ennesima procedura di acquisto vuole evitare che sui suoli dove
insistono le testimonianze archeologiche vengano realizzati progetti
incompatibili con la tutela e la valorizzazione dei beni culturali”.
14/11/2004
ANCORA NESSUNA NOVITA' DALLA REGIONE
Si era impegnata, con formale delibera, a finanziare l'acquisto
dell'area dentro la quale sorge il villaggio dell'età del bronzo di
Nola. Ma per il momento il proposito della Regione resta solo una buona
intenzione. Dei soldi necessari a formalizzare l'operazione non vi è
traccia nel bilancio di previsione recentemente approvato. E questa per
il momento è l'unica certezza di una vicenda che si trascina ormai da
troppo tempo. Da quando cioè il Tribunale amministrativo della Campania
intimò l'acquisto del villaggio, pena la restituzione dell'area ai
legittimi proprietari. Da allora sono trascorsi molti mesi ma tutto è
rimasto al palo. In assenza di una svolta rischiano di restare fermi
tutti i progetti disegnati per lo sviluppo e la promozione delle capanne
che, insieme alla «Vigna», località di San Paolo Belsito ricca di
preziosi reperti, dovrebbero dare vita al più grande parco archeologico
del Mezzogiorno. L'impasse, oltre a sbarrare la strada all'imponente
disegno, rischia di far perdere al villaggio nolano anche i
finanziamenti del Pit Alto Clanio. Il danno e la beffa per un territorio
che continua a credere nelle potenzialità del patrimonio storico ed
artistico e nelle prospettive legate al rilancio del settore. Insomma
chi si aspettava un'accelerata, in vista della realizzazione del parco
archeologico è rimasto deluso. L'ambizioso disegno, destinato a
calamitare in zona l'interesse e l'attenzione di studiosi e turisti,
sembra di nuovo infrangersi davanti alla burocrazia, alle difficoltà
economiche ed alla scarsa attenzione riservata all'area nolana. Per il
momento l'idea di trasformare il Villaggio di 400 anni fa, così come
l'area archeologica di San Paolo Belsito, in un unico grande parco a
tema, dalla valenza didattica e turistica resta solo un bel sogno. Ed
etereo è anche il proposito di restituire dignità all'Anfiteatro romano
di via De Sena, le cui operazioni di scavo sono bloccate da anni,
ovviamente per mancanza di fondi. Eppure le somme necessarie, almeno
sulla carta non sembrano eccessive rispetto all'investimento
prospettato. Secondo una stima effettuata dalla Soprintendenza
archeologica, per l'acquisto delle due aree di Nola e di San Paolo
occorrerebbero complessivamente un milione e 500mila euro. Un'inezia
rispetto alle ricadute positive che avvantaggerebbero un territorio
ormai in caduta libera. Secondo gli esperti, infatti, la realizzazione
del parco archeologico calamiterebbe l'attenzione di turisti,
scolaresche e studiosi. Nei luoghi della preistoria infatti è prevista
anche l'istituzione di corsi di restauro e di riproduzione delle antiche
tecniche attraverso le quali gli abitanti delle capanne realizzavano
ceramiche e utensili. Un punto di riferimento insomma oltre che
un'attrazione turistica. E che la portata scientifica e culturale dei
reperti custoditi in via Polveriera sia davvero eccezionale lo
testimonia inoltre la presenza continua di gruppi di archeologi e di
ricercatori. Nei giorni scorsi ad accendere i riflettori sulle capanne,
purtroppo seminascoste dalle erbacce, sono state le telecamere della Bbc
a Nola per un documentario sull'eruzione del Vesuvio.
16/07/2004
SCOPERTA UNA NUOVA CAPANNA DEL BRONZO
Nel cantiere dove avrebbe dovuto sorgere un
palazzo spunta una capanna della preistoria. La zona,
ricchissima di testimonianze archeologiche è sempre la stessa:
tra la Vigna e Montesano, a due passi dalla necropoli del bronzo
antico. E adesso nessuno si sbilancia sul futuro dell’area:
case e parcheggi o un nuovo sito su cui puntare...
Una scoperta che di certo per il momento offre ulteriori e
importanti spunti agli studiosi: i fori allineati e il corredo
ceramico affiorati in superficie indicano che lì gli avi dei
nolani avevano ripreso a costruire dopo che, 4000 anni fa,
l'eruzione del Vesuvio, detta della Pomici di Avellino, aveva
raso al suolo i loro villaggi. La capanna sarebbe dunque di
un'epoca immediatamente successiva al bronzo antico, l'età a
cui invece è riconducibile il villaggio di Croce di Papa a
Nola.
I reperti sono emersi nel corso di un sondaggio effettuato dalla
Sovrintendenza in un'area considerata di interesse archeologico
e sulla quale il Comune di San Paolo ha rilasciato una
concessione edilizia per la realizzazione di un palazzo.
Insomma, grazie alla necessaria operazione preliminare, gli
archeologi si sono trovati così di fronte alla sorprendente
scoperta.
Il settore dell'antica abitazione riportato alla luce coincide,
secondo gli esperti, «con una parte del perimetro esterno e con
un vano interno della capanna». Il resto della costruzione si
estenderebbe dunque nella zona che, secondo il progetto
autorizzato dall’amministrazione comunale, dovrebbe essere
destinata ad accogliere il parcheggio dei condomini del palazzo.
Di qui la necessità di estendere le operazioni di scavo per
consentire il recupero delle altre suppellettili conservate
nella capanna visto che la valenza scientifica della ricerca non
sarebbe del certo da considerare marginale. L'approfondimento
delle caratteristiche della struttura permetterebbe inoltre di
conoscere anche le tecniche utilizzate per la costruzione degli
insediamenti successivi all'eruzione del Vesuvio.
Non a caso del resto il ritrovamento è già considerato come il
trait-d'union tra i due periodi storici: il bronzo antico e il
bronzo medio. Alla ragione culturale e scientifica che spinge
per l'ampliamento dello scavo si somma poi anche la necessità
della salvaguardia del reperto che, trovandosi appena a
cinquanta centimetri dalla superficie, rischierebbe di essere
distrutto nel corso della realizzazione dell'area di sosta.
Intanto mentre gli operatori si interrogano sul da farsi, le
impronte della capanna aprono di nuovo il fronte della questione
del recupero e della tutela di un luogo che insieme a quello di
Nola è destinato a diventare un parco archeologico dalla
significativa valenza didattica e turistica e dagli innumerevoli
sbocchi economici.
24/04/2004
LA REGIONE ACQUISTERA' IL SITO ARCHEOLOGICO
La Regione finanzierà l’acquisto del
villaggio dell’età del bronzo di Nola. La delibera, fortemente voluta
dall'Assessore regionale ai Beni Culturali Marco Di Lello, è stata
approvata dalla Giunta di palazzo Santa Lucia e sancisce il primo passo
verso la risoluzione di una questione che ha suscitato non poche
polemiche. Una manifestazione di interesse che adesso apre ufficialmente
la porta alle procedure necessarie per formalizzare l’acquisizione
dell’area dove sorgono le capanne di 4000 anni fa. E non solo.
Con la stessa delibera la giunta ha espresso la volontà di comprare
anche il sito archeologico di San Paolo Belsito che insieme al villaggio
di via Polveriera a Nola è destinato a diventare uno dei parchi della
preistoria più importanti del Paese.
A tirare un sospiro di sollievo il responsabile della Sovrintendenza
archeologica, Giuseppe Vecchio secondo il quale la dichiarazione di
intenti della Regione rappresenta un punto fermo per la creazione di
strutture fondamentali per il rilancio della zona.
«Diamo atto - ha sottolineato ancora Vecchio - a Di Lello dell’impegno
personale nei confronti del patrimonio dell’area».
Al provvedimento di venerdì adesso seguirà lo stanziamento dei fondi e
non è da escludere che oltre alle risorse necessarie all’acquisto non
possano arrivare anche quelle per avviare i primi interventi di
realizzazione parco, il cui progetto è stato già redatto dalla
Sovrintendenza archeologica. Un disegno ambizioso, destinato a
calamitare in zona l’interesse di studiosi e turisti, che due mesi fa
sembrò infrangersi davanti ad una sentenza del Tar Campania che fece
gridare allo scandalo un’intera città. Il tribunale amministrativo
invitò, infatti, la Sovrintendenza archeologica a consegnare le chiavi
ai proprietari del fazzoletto di terra che ospita le capanne se,
trascorsi 30 giorni, non avesse proceduto all’acquisto. Un ultimatum che
scatenò reazioni a catena e polemiche diventate più roventi con il
passare dei giorni.
Poi, praticamente, alla scadenza dei termini fissati dal Tar, l’avvio
delle trattative che hanno visto impegnati gli uffici della
Sovrintendenza nel ruolo di intermediari nella procedura di acquisto,
strada senza dubbio più celere rispetto ad un esproprio che avrebbe di
certo rinviato di anni anche la realizzazione del Parco archeologico.
Tornato il sereno si attende ora lo stanziamento dei fondi ed intanto si
calcolano i soldi necessari. Che, secondo una prima stima,
ammonterebbero a 750mila euro per il villaggio di Nola ed 850 mila per
La Vigna di San Paolo Belsito.
02/03/2004
PRIMI SVILUPPI DELLA VICENDA DOPO GLI APPELLI
Sembra avviarsi ad una risoluzione la vicenda del mancato esproprio
del terreno nel quale è stato rinvenuto il villaggio dell'età del bronzo
di Nola (Na), risalente a quasi 4000 anni fa. ll Tar Campania aveva
concesso un mese di tempo al Ministero dei Beni Culturali ed alla
competente Soprintendenza per ultimare l’acquisizione del terreno,
altrimenti lo stesso sarebbe tornato in mano ai legittimi proprietari.
Lo scorso venerdì si è svolto un incontro sulla questione tra
l'assessore regionale ai Beni Culturali Marco Di Lello, il
sovrintendente regionale ai Beni Culturali Stefano De Caro e il
segretario campano dei Ds Gianfranco Nappi. La Regione ha confermato
l'impegno a reperire le risorse necessarie all'acquisizione del
villaggio di Nola e dell'altra area archeologica di San Paolo Belsito,
anch'essa mai espropriata. Le due aree infatti rientrano in un unico
progetto che mira alla creazione di un parco archeologico destinato a
diventare una delle maggiori attrazioni turistiche e culturali del
territorio. L'assessore Di Lello ha fatto sapere che nei prossimi
giorni sarà perfezionato l'iter del finanziamento che ne consentirà la
realizzazione.
26/02/2004
LO SCAVO RISCHIA DI RIMANERE IN MANO AI PRIVATI
Incredibile a dirsi, ma uno degli scavi archeologici che ha destato
maggiore attenzione in tutto il mondo negli ultimi anni, rischia di
rimanere in mano ai privati. E tutto questo perché non sono state
completamente espletate le richieste per ottenere l'esproprio dell'area.
Accade a Nola, dove poco più di tre anni fa venne alla luce parte di un
villaggio dell'età del bronzo, seppellito circa 4000 anni fa da
un'eruzione del Vesuvio, proprio come accadrà nel 79 d.C. a Pompei ed
Ercolano. Sebbene vincolata, l'area non è mai stata del tutto acquisita
dal Ministero competente e così i legittimi proprietari del terreno sono
ricorsi al TAR della Campania. Ed effettivamente il Tar Campania ha
verificato che il terreno non risulta al momento acquisito e pertanto ha
concesso un mese di tempo al Ministero dei Beni Culturali ed alla
competente Soprintendenza per ultimare l’acquisizione del terreno. In
caso contrario si dovrà procedere alla restituzione del terreno alla Do.Vi
srl, società proprietaria dell’area. Il Tar ha motivato la sentenza,
ritenendo valido il ricorso nei confronti della Soprintendenza,
colpevole di occupare il sito senza il disbrigo delle pratiche per
l’acquisizione ed impedendo, di fatto, l’accesso ai legittimi
proprietari da oltre un anno. La procedura ovviamente arresta ogni
progetto di realizzazione di un parco archeologico. Ora bisogna fare in
fretta. Già una locale associazione nolana, Meridies, ha inviato una
protesta al Presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino. Ora
preghiamo tutti i nostri lettori di attivarsi per invitare gli enti
competenti a fare presto per il disbrigo delle pratiche.
23/11/2002
PROGETTO PER IL PARCO ARCHEOLOGICO
Sarà aperto a breve anche al pubblico il sito preistorico di Nola in
località Croce di Papa. Si stanno infatti portando avanti i lavori per
la copertura del luogo in modo da creare un percorso che consenta di
ammirare da vicino le capanne del villaggio dell'età del bronzo.
L'incredibile numero di richieste di visita e l'interesse mostrato dal
mondo scientifico ed archeologico per l'eccezionale scoperta ha spinto
la Soprintendenza a trasformare l'area in una sorta di museo a cielo
aperto. I visitatori potranno così ammirare quello che è stato definito
da studiosi di fama mondiale come un "unicum". In tal modo sarà anche
possibile fornire una protezione non solo dalle aggressioni degli eventi
atmosferici, ma anche dalla mano dell'uomo. E'ancora vivo, infatti, il
ricordo della distruzione vandalica avvenuta lo scorso giugno di uno dei
reperti più interessanti rinvenuti nel villaggio, un piccolo forno. La
visita al sito potrà essere completata con la visita al museo
archeologico di Nola dove è ancora esposta la mostra dedicata ai
ritrovamenti preistorici che negli ultimi anni si sono avuti nel
territorio nolano.
13/06/2002
TEPPISTI IN AZIONE NELLO SCAVO DISTRUGGONO UN FORNO DI 4000 ANNI FA
Era uno dei reperti più belli rinvenuti nel villaggio di 4000 anni
fa di Via Polveriera a Nola. All'interno della capanna 4, era stato
rinvenuto un forno, addirittura con una brocca ancora all'interno. Nella
notte fra l'11 ed il 12 giugno, uno o più teppisti hanno scavalcato con
facilità la leggera recinzione che circondava lo scavo e, senza che
nessuno potesse accorgersi di quanto accadeva, hanno distrutto una
testimonianza unica, per il solo gusto di distruggere. Infatti, se
l'intento dei vandali fosse stato quello di asportare il reperto,
avrebbero utilizzato un sistema adatto. Invece, si è soltanto portato
distruzione, sebbene in maniera mirata. Sarebbero infatti bastati pochi
minuti a rovinare irrimediabilmente anche le altre strutture. I
responsabili della Soprintendenza non sanno cosa pensare, addirittura si
pensa ad una sorta di avvertimento.
E così dopo i numerosi intoppi burocratici e le controversie fra la
Soprintendenza ed i proprietari del fondo dove si stava lavorando per
costruire un supermercato, il destino dell'importantissimo ritrovamento
sembra incerto. Da più parti, infatti, era stato richiesto di lasciare i
reperti lì dove si trovavano al fine di organizzare un parco
archeologico della preistoria che comprendesse anche il sito di San
Paolo Belsito. Lo stesso responsabile della Soprintendenza, il dott.
Giuseppe Vecchio, si era battuto affinchè il villaggio restasse dov'era.
Alla luce di quanto accaduto l'altra notte, grazie al gesto di uno o più
vigliacchi, tutto potrebbe cambiare.
Questo il testo dell'appello da noi inviato in data 14/06/2002 al
Sindaco di Nola:
A nome della redazione del sito internet "Archemail, l'archeologia
in Campania" e pensando di interpretare anche il pensiero dei nostri
numerosi lettori italiani e di tutto il mondo, esprimiamo con viva forza
la nostra solidarietà per l'incredibile gesto vandalico compiuto da
ignoti all'interno dello scavo di Via Polveriera a Nola.
Ciò che l'eruzione del Vesuvio, pur nella sua drammaticità e furia
devastatrice, aveva preservato per oltre 4000 anni, è stato invece
distrutto in maniera vile ed ignobile da persone che hanno agito in
maniera completamente sconsiderata e senza alcuna giustificazione.
Ma questo gesto non deve fermare l'attività che la Soprintendenza e
tutti gli enti ed associazioni del territorio compiono ogni giorno per
valorizzare un territorio ricchissimo di testimonianze storiche ed
archeologiche. Nola non può e non deve essere ricordata soltanto per la
Festa dei Gigli e per una città che distrugge il proprio patrimonio
culturale. Lasciarsi scoraggiare da quanto accaduto significherebbe
avvalorare la volontà di un piccolo nugolo di pazzi che non hanno
rispetto né per la propria terra, né per le proprie origini.
Chiediamo pertanto al Sig. Sindaco del Comune di Nola di attivarsi
affinché sia garantita la necessaria vigilanza al sito in considerazione
della sua altissima valenza archeologica, storica e scientifica.
15/03/2002
SCOPERTO LO SCHELETRO DI UN CANE
Non riuscì a trovare scampo all'eruzione che sigillò il villaggio e
così cercò rifugio in una capanna. E gli archeologi che stanno scavando
l'importante sito dell'età del bronzo alla periferia di Nola, hanno
ritrovato il suo scheletro perfettamente intatto, accanto ad altri due
piccoli scheletri di un topo e di una lucertola. Da tale rinvenimento si
intuisce che l'intera area venne seppellita dai materiali vulcanici
proprio come sarebbe accaduto nel 79 d.C. a Pompei ed Ercolano. Ma se
alcuni animali sono stati sorpresi dalla furia dell'eruzione tanto da
non aver dato loro modo di fuggire, che fine hanno fatto gli abitanti?
Al momento non è stato ritrovato ancora alcuno scheletro umano, forse
perché gli uomini cercarono riparo in qualche altro luogo. Il
proseguimento degli scavi appare pertanto di grossa importanza. Ed anche
la realizzazione di un progettato museo della preistoria da realizzarsi
nell'area nolana.
03/12/2001 PRIMI RITROVAMENTI
Si sta scavando da qualche mese un'area archeologica protostorica
alle porte di Nola. Si tratta di un villaggio dell'età del Bronzo antico
dal quale stanno venendo alla luce importanti reperti e che, secondo le
intenzioni, dovrebbe diventare un parco archeologico della preistoria
accessibile al pubblico, dopo le necessarie sistemazioni. Gli scavi,
condotti dalla Soprintendenza Archeologica coordinata da Giuseppe
Vecchio e da Claude Albore Livadie, hanno consentito il recupero di un
reperto unico al mondo: un copricapo decorato con piccole placche e
lamine di osso (ricavato da zanne di cinghiale). Forse apparteneva al
capotribù o allo "stregone". Nel terreno argilloso dello scavo gli
archeologi hanno anche recuperato le impronte di spighe di grano, di
felce e di un brandello di tessuto vegetale. Un'altra importante
testimonianza sulla quale non vi è ancora una conferma certa sarebbe la
presenza di un'intercapedine all'interno della parete di una capanna ove
è presente anche un forno, il che farebbe presumere che a quell'epoca
gli uomini conoscevano già il modo di riscaldare gli ambienti come
successivamente avrebbero fatto i Romani nei loro impianti termali.
Infine sono stati rinvenuti i resti di tredici capre, segno che il
villaggio venne abbandonato all'improvviso a seguito di un'eruzione
vulcanica, quella che dagli archeologi e dai vulcanologi è detta delle
"pomici di Avellino" (circa 1850 a.C.). Delle tre capanne scoperte, una
dovrebbe essere ricostruita nel Museo archeologico di Nola, la seconda
al Museo archeologico di Napoli e la terza dovrebbe restare sul luogo
per costituire il nucleo centrale del parco archeologico della
preistoria che si intende realizzare. |