La necropoli di Mirabella Eclano (Av), un pezzo di preistoria mai valorizzato

La necropoli eneolitica di Mirabella Eclano, scoperta nei primi anni '60 in località Madonna delle Grazie, rischia di scomparire definitivamente per lo stato di incuria in cui versa. Due grosse tettoie in muratura vennero costruite all'epoca del rinvenimento a protezione del sito, ma la prima tettoia rovinò dopo pochi mesi in occasione del terremoto del 1962; l'altra, grazie anche ad una precedente nostra segnalazione, è stata finalmente ristrutturata di recente. Considerato che la necropoli è costituita da alcune sale sotterranee, oltre che da tombe a forno, si può ben capire che il crollo della prima tettoia avrà comportato anche il crollo degli ambienti sotterranei che pertanto rischiano di scomparire per sempre, inghiottite dai detriti.

L'area è ubicata in un terreno privato ed i proprietari, sebbene non sia di loro competenza, cercano di contrastare rovi ed erbacce che tendono a ricoprire l'area, aiutando a preservare almeno lo scavo dove la tettoia è ancora integra. Ma diventa urgentissimo avviare dei lavori di consolidamento della tettoia superstite prima che essa finisca per cadere e distruggere il più importante rinvenimento archeologico di età eneolitica dell'Irpinia ed uno dei più importanti rinvenimenti archeologici della Campania.

Il territorio di Mirabella Eclano, in provincia di Avellino, è ubicato nella valle del Calore. Fu in quest'area che un gruppo di primitivi, provenienti presumibilmente dal Baltico, si stanziò nel corso dell'età eneolitica. Ritrovamenti più o meno recenti confermano che tutta l'area del Calore ebbe notevole importanza fin dai primordi della civiltà quale via di collegamento tra i due versanti della penisola.
Fu così che nella seconda metà del 2° millennio a.C. sorse il villaggio eneolitico di Madonna delle Grazie con le sua notevole necropoli. La civiltà che popolò quest'area viene indicata come Cultura del Gaudo dal nome della località di Paestum dove è stata rinvenuta la prima necropoli di questo genere. L'area di diffusione della facies del Gaudo copre un territorio molto vasto compreso fra Napoli, Sorrento, Mirabella Eclano e Caiazzo. Cronologicamente essa va ad inserirsi fra la Civiltà tipo Matera-Marmo di Paternò e la Civiltà Appenninica dell'età del Bronzo.

Il sito archeologico comprende i resti di una grande sala sotterranea circolare contenente numerosi sedili scavati nel tufo ed accessibile mediante una rampa. Questa struttura è stata interpretata come una sorta di "centro sociale" dell'epoca. La necropoli vera e propria comprende una serie di tombe a forno, scavate nel tufo, il cui ingresso è costituito da un pozzo circolare chiuso da un lastrone di tufo. All'interno venivano deposte le salme, generalmente in posizione ranicchiata con corredi funerari composti da oggetti ceramici, metallici e manufatti litici. Il materiale recuperato durante gli scavi è in buona parte esposto al Museo Irpino di Avellino dove è stata ricomposta la sepoltura detta "del Capotribù" in quanto la più importante fra quelle rinvenute. Il corredo era molto ricco e comprendeva anche un bastone di comando. Accanto al defunto venne ritrovato anche lo scheletro di un cane.

E' un peccato che questo importante pezzo di archeologia irpina non sia ufficialmente visitabile e solo la buona volontà di singoli lo rende ancora visibile. Sarebbe estremamente interessante realizzare un percorso all'interno di una delle sepolture anche con la posa di pannellatture didattiche che aiutino a comprendere sia l'importanza del sito e sia come vivevano i nostri progenitori.

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Le foto ed il testo sono di Rosario Serafino